DICAS  
LA REALTA' FATTA SOSTANZA
SIAMO NELLA POST-UMANITÀ
UN DIALOGO DI BRANCATI
MIGLIAIA DI ONDE
ESSERE STATO ED ESSERE ANCORA
MARINARE
IL POETA E L'INCONSCIO

LA FINE DELL'IDENTITÀ
LE RAGAZZE DI KAFKA
RASSICURAZIONI PICCOLO-BORGHESI
LA FINE DELL'IDENTITÀ
IL NUOVO DISORDINE MONDIALE
CON CICCIO E LO SMILZO
LA FAVOLA DI VERÍSSIMO


LA REALTÀ FATTA SOSTANZA

In una delle sue lezioni di Scrittura Creativa il romanziere peruviano Mario Vargas Llosa (nella foto) così definisce lo stile più efficace: "Se le parole e l'ordine di un romanzo sono efficienti, adeguati alla storia che si vuole rendere convincente per i lettori, significa che nel suo testo c'è un equilibrio così perfetto, una fusione così profonda di tema, stile e punti di vista, che il lettore, nel leggerlo, rimarrà tanto suggestionato e rapito da ciò che il romanzo racconta da dimenticare totalmente il modo in cui lo racconta, e avrà la sensazione che quel romanzo sia privo di tecnica, di forma, che sia la vita stessa a manifestarsi attraverso alcuni personaggi, alcuni paesaggi e alcuni eventi che gli sembrano addirittura la realtà fatta sostanza, la vita letta. È la grande vittoria della tecnica romanzesca: raggiungere l'invisibilità, essere così efficace nella costruzione della storia che ha dotato di colore, di drammaticità, di finezza, di bellezza, di suggestione, che nessun lettore si accorgerà della sua esistenza".




SIAMO NELLA POST-UMANITÀ

La crescente incorporazione delle biotecnologie nella vita quotidiana introduce sempre di più nell'immaginario sociale la nozione che entriamo progressivamente in un periodo di post-umanità, nel quale l'essere umano - appropriandosi dei meccanismo di selezione naturale e interferendo sulla vita a seconda dei suoi interessi - rinuncia ad essere creatura per diventare creatore di se stesso. Così, espressioni come "uomo post-organico", "specie post-umana", o "evoluzione post-biologica" escono dal vocabolario della fantascienza. La prova che si tratta di una questione da essere presa sul serio sta nel crescente numero di pubblicazioni dedicate all'argomento, dal polemico Regole per un parco umano, di Peter Stoterdiijk, fino ai più recenti titoli di Jurgen Habermas e Francis Fukuyama, Il futuro della natura umana e Il nostro futuro post-umano.



UN DIALOGO DI BRANCATI

Queste acute osservazioni sono state tratte dal romanzo Il bell'Antonio, di Vitaliano Brancati:
(...) "Tutti sedettero giro giro intormo a lui.
'Vecchio antifascista, eh? provato!' disse l'avvocato Bonaccorsi, indicando il gentiluomo agli amici col battergli la mano sulla spalla.
'Non sono più né antifascista né fascista!' rispose Ermenegildo.
'Come come come? Una delle due cose bisogna esserlo per forza!'
'Dov'è scritto?' fece Ermenegildo.
'Non è scritto da nessuna parte... Ma allora, scusi, lei, di che partito è?'
'Sono del partito dei vermi che fra poco mi mangeranno la carne addosso; o se volete, la penso col mio teschio, che certamente si conserverà intatto fino a un tempo in cui fascismo e antifascismo non significheranno più nulla.'
Tutti i presenti fecero una smorfia di malumore. Il loro odio politico era diventato ormai un solido nascondiglio ove la felicità non riusciva a scovarli, ma nemmeno il pensiero della morte. Ermenegildo, con le sue parole, li disturbava sgarbatamente." (...)



MIGLIAIA DI ONDE

Due commenti sulla scrittrice brasiliana Clarice Lispector. Dall'attrice Maria Esmeralda: "Clarice mi affascina e mi spaventa, perché sembra conoscermi più che me stessa". Dallo scrittore Rubem Braga, in una lettera a lei "...Tu capti migliaia di onde che io non ricevo, mi sento come una piccola radio, che riceve solo la piccola stazione all'angolo, mentre tu ricevi radar, televisioni e onde corte. E' buffo, mi colpisci e mi arricchisci allo stesso tempo, e ciò mi ferisce un pò, mi fa sentire meno salvo e meno sicuro".



ESSERE STATO ED ESSERE ANCORA

Dal nuovo libro di Philip Roth, L'animale morente, attraverso la voce del protagonista David Kapesh : "Bisogna fare una distinzione tra il morire e la morte. Non è tutto un morire initerrotto. Se si è sani e ci si sente bene, è un morire invisibile. La fine, che è una certezza, non dev'essere per forza annunciata con spavalderia. No, tu non puoi capire. L'unica cosa che capisci dei vecchi, quando non lo sei, è che sono stati segnati dal loro tempo. Ma capire solo questo li mummifica nel loro tempo, ed equivale a non capire nulla. Per quelli che non sono ancora vecchi, essere vecchio significa anche - a dispetto, in aggiunta e oltre a 'essere stato' - che sei ancora. Il tuo 'essere stato' è molto vivo. Tu sei ancora, e uno è ossessionato tanto dall 'essere ancora' e dalla sua pienezza quanto dell 'essere stato' del passato. Alla vecchiaia pensa così: il fatto che sia in gioco la propria vita è una semplice realtà quotidiana. Non possiamo fare a meno di sapere che cosa ci aspetta a breve scadenza. Il silenzio da cui saremo per sempre circondati. Per il resto, non è cambiato nulla. Per il resto, si è immortali per tutto il tempo che si è al mondo".



MARINARE

In Elogio dell'ozio, dice Robert Louis Stevenson: "Provate a ricordare i tempi della vostra scuola, sono sicuro che non rimpiangerete le intense, vivide, istruttive ore in cui avete marinato le lezioni. Piuttosto cancellereste volentieri tanti opachi momenti, in classe, vacillanti tra il sonno e la veglia".



IL POETA E L'INCONSCIO

Commentando la frase del linguista rumeno Fonagy, che dice che "i contenuti stanno alla coscienza come le forme stanno all'inconscio", il critico Elio Gioanola sostiene che si tratta di una "definizione acutissima, perché un poeta immette nei suoi testi dei contenuti di cui è perfettamente consapevole, ma il suo lavoro formale veicola ciò che non è del tutto strutturabile, l'inconscio". Sembra esserci una ripresa del riconoscimento del ruolo dell'inconscio nella creazione letteraria, ruolo che per tanti anni - almeno dagli anni '70 in poi - è stato sottovalutato dalla critica occidentale. Benvenga, allora.



LA FINE DELL'IDENTITÀ

Risposta di Don DeLillo a Jonathan Franzen che gli aveva fatto una domanda sullo scrivere narrativa oggi: "Scrivere ci libera dall'identità di massa che ci vediamo crescere tutt'intorno. In fin dei conti, gli scrittori non scrivono per ergersi a eroi di una qualche sottocultura, ma essenzialmente per salvarsi, per sopravvivere come individui". E poi aggiunge questo apocalittico post scriptum: "Se la lettura seria diventerà sempre più rara, allora vorrà dire che la cosa di cui parliamo quando usiamo la parola 'identità' avrà cessato di esistere".



LE RAGAZZE DI KAFKA

È appena uscito in Francia, per Pygmalion, il libro Kafka et les jeunes filles, che ricostruisce accuratamente la vana ricerca di un uomo perennemente in attesa dell'amore, ma sempre in fuga da esso. Prigioniero di un duplice sentimento di attrazione e repulsione, lo scrittore non riesce mai a intrecciare relazioni durature con l'altro sesso. Davanti alle donne che lo affascinano, egli si sente "smarrito". Il contatto diretto, la sessualità sono una minaccia. Con le donne gli riescono meglio le relazioni a distanza, attraverso le lettere. le fotografie. E quando poi una vera unione si profila all'orizzonte, Kafka si ritrae. Fugge, soffre e fa soffrire. Ma chi sono queste donne? La più famosa è Milena Jesenska, quella delle magnifiche "Lettere a Milena". L'ultima è Dora Diamant, che gli fu accanto durante gli ultimi giorni, nel sanatorio di Kierling. Ma prima di loro ce ne furono altre: Felice, Selma, Grete, Gerti o la sconosciuta delle vacanze estive a Zuckmantel. Sono le donne, o meglio giovani donne, a volte poco più che fanciulle, che hanno segnato l'irrequieta e infelice vita sentimentale di Franz Kafka.



RASSICURAZIONI PICCOLO-BORGHESI

In una recente intervista Vincenzo Consolo così analizza la narrativa italiana attuale: "Chi oggi pretende di scrivere romanzi, spesso finisce o per ricorrere ai linguaggi mediatici - che è quanto di più squallido si possa immaginare - o per praticare quello che io chiamo 'neonaturalismo' (e penso ai 'cannibali', non a caso riconosciuti come figlioli dei neoavanguardisti), passiva acquisizione dei gerghi generazionali legati a uno specifico ambiente, linguaggi degradati, neogergali, linguaggi regressivi simili al dialetto: quelli che Vittorini indicava come portatori di passività, rassegnazione e corruzione. Anch'io nutro grande diffidenza nei confronti di questi vernacoli di maniera, utilizzati dai media e dalla cinematografia più scadente con finalità comiche, d'una comicità elementare e offensiva. Mi riferisco, ad esempio, alla cifra stilistica - ammesso che nel suo caso si possa parlare di stile - di Camilleri, scrittore che 'funziona' proprio perché la massa non ha più capacità critica e il suo gusto è livellato sullo standard dello spettacolo televisivo e sul quel tipo di comicità. Una comicità un po' razzistica, per piccolo-borghese che si rassicurano deridendo il personaggio 'inferiore' che parla in modo buffo".



LA FINE DELL'IDENTITÀ

Interrogato da un giornalista se "si possa veramente parlare di America Latina", il Prof. Leslie Bethell, direttore dell'Istituto di Studi Brasiliani dell'università di Oxford rispose: "Dopo aver insegnato per 25 anni la Storia dell'America Latina sono arrivato alla conclusione che il Brasile è così diverso dell'America spagnola, separato da essa dalla storia, dalla lingua, dalla cultura, dalla composizione della sua popolazione, dall'etnia, dalla dimensione e dalla struttura della sua economia, che non è particolarmente utile cercare di capirlo come parte dell' 'America Latina', ciò che è stato, come sapete, un concetto costruito dai francesi nel Diciannovesimo secolo. Nello stesso tempo in cui il Brasile dovrebbe mantenere buoni rapporti con i suoi vicini di lingua spagnola, non porta alcun beneficio al paese essere visto dagli stranieri come appartenente a qualcosa chiamata 'America Latina'."



IL NUOVO DISORDINE MONDIALE

Il professore Carlos Taibo dell'Università Autonoma di Madrid, docente di Scienze politiche ed esperto dell' Europa Orientale, ha pensato agli studenti della media e del liceo e ai simpatizzanti dei movimenti di resistenza alla globalizzazione quando ha deciso di scrivere un libro che tratta i diversi aspetti del fenomeno da una prospettiva allo stesso tempo critica e didattica: Cien preguntas sobre el nuove desorden (Cento domande sul nuovo disordine), uscito dalla casa editrice spagnola Punto de Lectura. Si tratta di un libro ampiamente documentato che ritrae la globalizzazione "come un cavallo impazzito". Nelle sue parole "la globalizzazione neoliberale non è altro che la radicalizzazione di molti dei peggiori elementi del capitalismo precedente, ma con un carattere molto più speculativo". Secondo lui "la drammatica scomparsa dei controlli economici e politici sta portando allo stabilimento di un gigantesco paradiso fiscale in scala mondiale".



CON CICCIO E LO SMILZO

Dalla Posta del cuore di Internazionale: "Caro Mr. Blue, ho un nuovo lavoro fantastico. Sto per divorziare da un idiota. Ho due figlie meravigliose, e ho incontrato l'uomo dei miei sogni, la vera anima gemella. Le cose vanno alla perfezione. Ma ecco il problema: ogni volta che poggio la penna sul foglio, esce fuori una roba languida e sdolcinata. È necessario soffrire per scrivere qualcosa di buono? La letteratura nasce solo dall'angoscia? Che deve fare una scrittrice felice?" - Contenta di Connecticut . La risposta di M. Blue: "Cara Contenta, la sofferenza è connaturata all'essere umano, e in questo senso, sì, bisogna soffrire per scrivere qualcosa di buono. Ma le due cose non devono per forza accadere simultaneamente. E non si deve nemmeno trattare della tua angoscia, potrebbe essere quella delle tue meravigliose figlie. Immagina che, nel fondo del cuore, potrebbero disprezzare l'uomo dei tuoi sogni e adorare l'idiota e cercare di punirti per via indiretta. Forse fuggiranno con gli idioti dei loro sogni, sapendo che questo ti getterà nella più terribile angoscia. Immaginati le tue meravigliose figlie che scappano con Ciccio e lo Smilzo, due motociclisti cinquantenni. Le cose vanno alla perfezione ora, cara Contenta, ma c'è un mucchio d'angoscia dietro l'angolo. Puoi proteggere le tue figlie scrivendo sul male e sul dolore prima che loro ti forniscano il motivo per farlo".



LA FAVOLA DI VERÍSSIMO

E per concludere le Dicas di questo numero, una piccola favola di Luís Fernando Veríssimo: L'arte della cattiva notizia:
"Dal baule. Esiste una vecchia storia cinese sulla cattiva notizia. Esistono vecchie storie cinesi su tutto, e quelle che non esistono vengono inventate. Si narra di un saggio che camminava per una strada discutendo con i sassi e calciando quelli che non concordavano con lui, quando incontrò un messaggero seduto sul ciglio. Il messaggero piangeva e si disperava ed il saggio gli chiese il perché.
- Sono disperato - disse il messaggero - devo portare ad un signore della guerra, che è in guerra, la notizia che la sua casa ha preso fuoco e che tutta la famiglia è morta. Dopo è venuto un diluvio che ha spento le fiamme ma che ha distrutto le sue piantagioni e ucciso tutti gli animali eccetto un'oca. Di tutte le cose e di tutti gli esseri viventi nelle proprietà del signore della guerra, è rimasta solo un'oca. Quando sentirà la notizia, il signore della guerra mi farà sgozzare. Poiché di tutti i responsabili di una cattiva notizia, il messaggero è sempre chi paga per primo, perché è più a portata di mano.
Il saggio allora si sedette accanto al messaggero, disposto a dargli una lezione sugli usi della narrativa ellittica, della parabola e dell'approccio non convenzionale - insomma, della letteratura - nel mestiere di consegnare messaggi.
- Non dare la notizia direttamente - lo istruì il saggio. - Una notizia non è altro che la descrizione dei fatti, e non esiste niente di più noioso e senza senso dei fatti. I fatti sono come i sassi sulla strada. Da soli non servono a nulla. Servono solo per farci inciampare o per tirarli agli altri e ai loro cani. Dare una notizia come questa, usando solo i fatti, sarebbe come tirare sassi sulla testa del generale. Meriteresti di essere sgozzato. Ma un sasso pulito può diventare un gioiello, un sasso scolpito può diventare un'opera d'arte. E un insieme di sassi ben assemblati può diventare un castello. Non tirare sassi al generale. Offrigli un castello di sassi.
- Ma come posso farlo?
- Inventa una storia. Una storia a lieto fine.
- Ma come posso inventare una storia a lieto fine su un incendio che ha distrutto la casa ed ha ucciso tutta la famiglia del signore della guerra, e su un diluvio che ha spento le fiamme ma ha distrutto tutte le sue piantagioni e ucciso tutti i suoi animali tranne un'oca?
- Comincia così: 'C'era una volta un'oca che voleva restare sola…'
C'è chi fa risalire a questa data la nascita delle Pubbliche Relazioni."




       Copertina.