DICAS  
PETTINARE E SPETTINARE
LA POZZANGHERA
I BRASILIANI IN ITALIA
DAL CHIACCHIERICCIO
I TORBIDI STIMOLI SEGRETI
IL FOGLIO, LA PENNA D’OCA, L’INCHIOSTRO
I POETI DELLA MIGRAZIONE
UN’IMPRESSIONE DELLA VITA

 

PETTINARE E SPETTINARE

Il drammaturgo brasiliano Nelson Rodrigues, rispondendo sulla sua idea del giornalismo ideale: "Guai a quel reporter che si riduce a un meschino e servile riproduttore dei fatti. L'arte del giornalismo consiste nel pettinare o nello spettinare l'accaduto e, in certa misura, negare la sua autentica e semplice immagine."

LA POZZANGHERA

Un discorso del protagonista di Gioventù, di Coetzee, sulla sua innata infelicità: “Nella vita vera sa far bene solo una cosa, a quanto pare: essere infelice. In materia d’infelicità è ancora il primo della classe. Non sembra esserci limite all’infelicità che può attirare su di sé e sopportare. Anche quando arranca per le strade fredde di questa città estranea, senza una meta, camminando soltanto per stancarsi, così che quando ritorna nella sua stanza è almeno in grado di dormire, non sente dentro di sé la minima disposizione a crollare sotto il peso dell’infelicità. L’infelicità è il suo elemento. In essa è a casa propria come un pesce nell’acqua. Se l’infelicità venisse abolita, non saprebbe cosa fare di se stesso. La felicità, si dice, non insegna niente. L’infelicità invece, tempra per il futuro. L’infelicità è una palestra per l’anima. Dalle acque dell’infelicità si riemerge sull’altra riva purificati, forti, pronti a raccogliere di nuovo le sfide di una vita dedita all’arte. Eppure, l’infelicità non sembra un bagno purificatorio. Al contrario, sembra una pozzanghera di acqua sporca. Da ogni nuovo accesso d’infelicità riemerge non più brillante e più forte, bensì più cupo e fiacco.”



I BRASILIANI IN ITALIA

Durante gli anni ’60 e ’70, mentre la letteratura latino-americana in lingua spagnola diventava fortemente popolare in Italia, gli autori brasiliani – con forse la sola eccezione di Jorge Amado – rimanevano esclusi dal “boom” il cui perno centrale è stato il cosiddetto “realismo fantastico”. Le cause di questa esclusione sono molteplici, ma una su tutte è stato il ruolo prevalente di un’agenzia letteraria con sede a Barcellona, l’agenzia Carmen Balcells, la principale promotrice di questa nuova letteratura in Europa, che a quel tempo non considerava gli autori brasiliani e non lavorava con testi scritti in lingua portoghese. Quest’agenzia, che godeva di grande prestigio e di contatti con le più importanti case editrici di allora, non proponeva gli scrittori brasiliani, lasciati fuori dalla sua efficace strategia di divulgazione. In Italia il problema era ancora più grave di altri paesi europei, visto che gli editori italiani si fidavano troppo delle “mediazioni”, e così autori di grandissima importanza come Clarice Lispector, Rubem Fonseca, João Cabral o Antônio Callado sono stati pubblicati soltanto da piccolissime case editrici, in edizioni sparute e subito esaurite senza alcuna ristampa, oppure, nella maggior parte dei casi, non sono stati pubblicati affatto. L’Italia in questo modo è stata sottratta a una delle più originali e potenti letterature del secolo, quella del Brasile urbano, nonostante i tentativi quasi “eroici”, già negli anni ’90, di promozione di questi autori da parte di piccole case editrici come la Zanzibar, oggi scomparsa, la Biblioteca del Vascello, la Voland, la Zone e poche altre. Forse – speriamo! – è arrivato il momento, con ben mezzo secolo di ritardo, di presentare ai lettori italiani questa narrativa e questa poesia, nella forma di edizioni critiche ben curate, magari con testi originali a fronte. Per avere un assaggio della forza di questa letteratura basta sfogliare i numeri precedenti della rivista Sagarana e avere accesso così ad almeno un’opera, o frammento di opera, di gran parte dei suoi migliori autori moderni.


DAL CHIACCHIERICCIO

Ezra Pound, sul ruolo del critico letterario, scrisse che “il vero critico dev’essere in grado di individuare la voce dell’autentico maestro nel chiacchiericcio della mera moda.” Ecco una sfida che dovrebbe diventare una sorta di parola d’ordine della critica nell’Italia di oggi, così in balia delle mode, dei divismi e degli interessi promozionali delle case editrici.


I TORBIDI STIMOLI SEGRETI

Una professione di fede letteraria di Giuseppe Berto, autore del romanzo Il male oscuro, uno dei più belli e intensi romanzi italiani degli anni ’50: “Se la malattia del protagonista era annidata nell’odio per il padre, nelle funzioni sessuali, nell’ansia di trovare Dio, nei meccanismi intestinali, negli abissi della masturbazione, nell’avvilimento di fronte ai radicali, nell’esaltazione del primo bacio, nel terrore dell’omosessualità, nell’ossessione del cancro, nella smodata ambizione, nei torbidi stimoli segreti, ebbene, lì bisognava che io andassi a cercare col coraggio di arrivare il più possibile in fondo, non dimenticandomi cosa mi diceva il mio analista: qualsiasi cosa ne sarebbe venuta fuori, sarebbe stata comunque qualcosa attinente all’uomo. Ecco, proprio questo è ciò che può dare una giustificazione al mio libro e in particolar modo alle sue parti più crude e diciamo pure sgradevoli: la validità verso tutti, l’esplorazione verso una parte di noi stessi che forse non abbiamo il coraggio di guardare, ma c’è, esiste in noi, e nasconderla non serve che a renderci sempre più malati e infelici.”



IL FOGLIO, LA PENNA D’OCA, L’INCHIOSTRO

Il testo più antico della lingua italiana – precedente addirittura al famoso “Placido Capuano” –, il cosiddetto “Indovinello veronese”, dell’Ottavo secolo, è un testo sullo scrivere stesso, una sorta di scherzo poetico sull’atto dello scrivere: “se pareba boves alba pratalia araba & albo versorio teneba & negro semen seminaba”. Il suo significato generale è stato individuato grazie all’intuizione di un’allieva del 1° anno di uno dei corsi del filologo Vincenzo De Bartholomaeis, che si ricordò di un altro indovinello popolare che allora veniva chiamato il “Ritmo di Verona” e che è simile a quello utilizzato da Giovanni Pascoli in una poesia di “Myricae, Il piccolo aratore”: “Scrive [...] (la nonna ammira): ara bel bello, / guida l’aratro con la mano lenta; / semina col suo piccolo marrello: / il campo è bianco, nera la sementa”.



I POETI DELLA MIGRAZIONE

È pronta l’antologia bilingue (italiano/inglese) della nuova poesia italiana della migrazione (poeti di origine straniera che hanno scelto l’Italia per viverci e l’Italiano come la loro nuova lingua letteraria), organizzata dal professore del Brooklin College Luigi Bonaffini e dalla poetessa Mia Lecomte. Si tratta della prima antologia del genere, con traduzioni curatissime e accompagnata di testi critici, biografie, brevi interviste con gli autori e ampia bibliografia. È senz’altro curioso, o sintomatico, che essa sia pubblicata prima all’estero – dove c’è un crescente interesse accademico per questa letteratura inedita – che in Italia. Ma sappiamo che non è raro che la conoscenza e l’apprezzamento di un fenomeno artistico innovatore faccia questo insolito percorso: dall’estero verso il paese a cui quell’arte era stata inizialmente destinata. Non è una distorsione tipicamente italiana, ma una costante nella storia letteraria recente.



UN’IMPRESSIONE DELLA VITA

Henry James, uno scrittore da sempre preoccupato in analizzare la natura del suo mestiere, propone una definizione di “romanzo” nel suo saggio L’arte della finzione: “Un romanzo è, in senso ampio, una diretta e personale impressione della vita: sarà più grande o più piccolo, migliore o peggiore, a seconda dell’intensità di questa visione”.

 


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