OTTO POESIE DI ALDA MERINI

Alda Merini

È dolce pensare
che io arda d’amore per te
senza averne mai un riscontro.
Il poeta non serve la gloria di Dio
ma solo la sua gloria
che è un lontano riverbero
della collera divina.
(da “Clinica dell’abbandono”, 2000-2002)


O giovani,
pieni di speranza gelida
che poi diventerà amore
sappiate da un poeta
che l’amore è una spiga d’oro
che cresce nel vostro pensiero
esso abita le cime più alte
e vive nei vostri capelli.
Amavi il mondo del suono
a labbra di luce;
l’amore non si vede
è un’ode che vibra nel giorno,
fa sentire dolcissime le notti.
Giovanetti, scendete lungo i rivi
del vostro linguaggio
prendete la prima parola
portatela alla bocca
e sappiate che basta un segno
per far fiorire un vaso.
(da “Poemi eroici”, 1995-2000)


Natale 2000

Tutte le donne quando vedono un angelo
cadono in un profetico silenzio
e pensano che l’angelo sia una goccia di ambrosia
che scende nel loro cuore.
Così mio figlio sarà un canto di resurrezione
e il cuore di una vergine
diventerà cuore puro di donna.
Voi non sapete per quanti confini giovani
crescano la giovinezza e la parola
e quando a un tratto la parola si fa sapienza.
Ma una donna cambia di veste quando si sposa
e lascia cadere l’imene sul cuore di chi ama.
Così io ho perso il mio cuore un giorno
e non lo troverò mai più.
Questo amore così sudato
mi ha dato per vertigine un figlio.
(da “Poemi eroici”, 1995-2000)

Viene il mattino azzurro
nel nostro padiglione:
sulle panche di sole
e di crudissimo legno
siedono gli ammalati,
non hanno nulla da dire,
odorano anch’essi di legno,
non hanno ossa né vita,
stan lì con le mani
inchiodate nel grembo
a guardare fissi la terra.
(da “ La Terra Santa”, 1984)


Io ero un uccello
dal bianco ventre gentile,
qualcuno mi ha tagliato la gola
per riderci sopra,
non so.
Io ero un albatro grande
e volteggiavo sui mari.
Qualcuno ha fermato il mio viaggio,
senza nessuna carità di suono.
Ma anche distesa per terra
io canto ora per te
le mie canzoni d’amore.
(da “ La Terra Santa”, 1984)


Nozze romane

Sì, questa sarà la nostra casa,
oggi arrivo a capirlo;
ma tu, uomo gaudente, chi sei?
Ti misuro: una formula eterna.
Hai assunto un aspetto inesorabile.

Mi scaverai fin dove ho le radici
(non per cercarmi, non per aiutarmi)
tutto scoperchierai che fu nascosto
per la ferocia di malsane usanze.

Avrai in potere le mie fondamenta
uomo che mi costringi;
ferirai le mie carni col tuo dente,
t’insedierai al fervore d’un anelito
per soffocarne il senso dell’urgenza.

Come una pietra che divide un corso,
un corso d’acqua giovane e irruente,
tu mi dividerai con incoscienza
nelle braccia di un delta doloroso...
(da “Nozze romane”, 1955)


Canzone triste

Quando il mattino è desto
tre colombe mi nascono dal cuore
mentre il colore rosso del pensiero
ruota costante intorno alla penombra.
Tre colombe che filano armonia
e non hanno timore ch’io le sfiori...
Nascono all’alba quando le mie mani
sono intrise di sonno e non ancora
alte, levate in gesti di minaccia...
(da “La presenza di Orfeo”, 1953)


Il gobbo

Dalla solita sponda del mattino
io mi guadagno palmo a palmo il giorno:
il giorno dalle acque così grigie,
dall’espressione assente.

Il giorno io lo guadagno con fatica
tra le due sponde che non si risolvono,
insoluta io stessa per la vita
...e nessuno m’aiuta.

Ma viene a volte un gobbo sfaccendato,
un simbolo presago d’allegrezza
che ha il dono di una strana profezia.

E perché vada incontro alla promessa
lui mi traghetta sulle proprie spalle.
(da “Poetesse del Novecento”, 1951)


Alda Merini


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