ADDIO AL CELIBATO

 

Helen Cordoni

 


Sto facendo la cosa giusta. Non ci devo più pensare, ormai ho deciso e così deve essere senza rimorsi. Adesso devo solo pensare a godermi la serata, deve essere spettacolare perché ci ripenserò per tutta la vita. Posso stare tranquillo perché Marco mi copre; Cinzia sa che lui mi ha organizzato questa serata e se ha qualche problema chiamerà prima lui. Tanto è un amico, saprà come sbrigarsela.
Paolo parcheggia lungo la strada, prende la bottiglia dal sedile posteriore e si avvia nel vialetto.
– Sali. – risponde Carla pochi secondi dopo il suono del campanello.
– Ben arrivato.
– Da quando mi accogli con un bacio?
– Dai, non fare il polemico. E’ l’ultima volta che ci vediamo, no? Stasera deve essere tutto speciale.
– Se inizi a parlare subito dell’ultima volta mi sembra un funerale.
– Ma smettila. Levati la giacca e accendi lo stereo. Finisco un attimo in cucina.
– Senti che profumino. Da quando sei anche una cuoca?
– Mi è sempre piaciuto cucinare, ma non mi ci sono mai dedicata. Ora che cambio vita voglio farci incastrare anche questo.
– Come sei drastica.
– In Danimarca non posso mica portarmi dietro i sughi pronti di mia madre. E se non imparo a cucinare da sola tra sei mesi mi sarò già trasformata in una vichinga.
– Sai già quando parti?
Carla torna dalla cucina con due bicchieri di vino bianco, ne porge uno a Paolo e si siede sul divano.
– Ho fatto il biglietto proprio ieri. Giovedì 25, tra tre settimane esatte.
– Io tornerò il 22. Magari passo a salutarti.
– No. … allora, non cominciamo, va bene?. Lo sai che non mi piacciono i cambi di programma.
– Non ti agitare. Facevo così per dire. Un saluto da amici.
– Ma noi non siamo amici. Ci abbiamo già provato. E poi dove sono finiti tutti i tuoi buoni propositi? Va bene il fidanzamento, ma vuoi partire con il piede sbagliato anche con il matrimonio?
– No. Hai ragione. E’ che mi dispiace l’idea di non vederti più.
– Che credi, dispiace anche a me. Sono stata sempre bene con te in questi due anni. Se posso essere precisa, l’unico periodo in cui proprio non ti sopportavo è stato quello in cui siamo stati insieme per davvero. Io e te funzioniamo da amanti e basta, abbiamo il carattere troppo simile. Da compagni non ci saremmo mai sopportati tutto questo tempo.
– Eri proprio noiosa.
– Ma che noiosa; ero stressata con te che chiamavi la “tua” Cinzia tutti i giorni. La poverina se ne era andata in Inghilterra per tre mesi, per studiare naturalmente, sciogliendosi da ogni legame, compreso te, perché sai: non si sa mai chi si può incontrare in queste esperienze; e tu a piagnucolarle al telefono la tua disperazione. Guarda come è andata lontana anche lei: ti sposa.
– Cinzia è stata proprio in gamba. Sono poche le coppie che riescono a superare un periodo così, altre esperienze, altre persone. Quando poi ti ritrovi e perdoni, però, ti sembra tutto così bello, tranquillo; ha il sapore di casa.
– Contenti voi. Per me voglio qualcosa di diverso, di forte. Voglio sentire passione per lui. Finchè non trovo una cosa così non mi fermo con nessuno.
– Non ti aspettavi che ti richiamassi dopo che ero tornato con lei, vero?
– Lo sai già. Secondo me era inevitabile che io e te continuassimo la nostra storia di letto. Quando mi dicesti che tornavi da lei io ho avuto la chiara sensazione che comunque ti avrei rivisto. Tolte le questioni amorose, io e te insieme siamo il massimo. Certo devi ammetterlo: la tua Cinzia è anche un po’ tonta, no?
– Lei si fida di me. Da quando le ho chiesto di sposarmi non pensa ad altro che agli inviti, i regali, il vestito. Come avrebbe potuto accorgersi di qualche ora rubata qua e là? E poi con lei sono normale, non le faccio mancare niente.
– È vero, siamo stati bravi. Quasi nessuno sa di questa nostra cosa, così non ci sono complicazioni. Quindi è giusto finirla qui con te che ti sposi tra tre giorni ed io che me ne vado a lavorare in un altro paese.
Carla si alza e va a controllare le pentole in cucina.
Sei così sicura di te, così indipendente. Ma come fai? Non ti rendi conto che c’è qualcosa di più? Sono uno stupido. Sono un vigliacco. Quando Cinzia ha iniziato a dirmi che mi sentiva distante, che non era più sicura di noi, ho avuto paura, paura di perdere tutto quello che avevo, le mie certezze, il mio futuro, la famiglia. Ho avuto paura e mi sono sforzato. Ma te credi che tra noi due finirebbe davvero se tu non partissi? Tu ti ricordi male dei nostri due mesi insieme. È vero che la chiamavo, ma è anche vero che con te sono stato come con nessun’altra prima. Con te mi sono sentito veramente me stesso. Sei stata una boccata d’aria fresca. Aria che continuo a respirare ogni volta che ti vedo. Non voglio smettere. Come farò ora che te ne vai?
– Ecco fatto. Paolo, a tavola.
– Non mi va più di mangiare. Vieni, andiamo di là.


 


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