Nudi

Antonella Giacon



Tira e tende
l'osso
alla fine
lo spezza
succhia il midollo
nero
tra i denti
così fa
ti dico
e son più di vent'anni
insieme

Lei piangeva
e mi diceva
resta
io l'ho abbracciata
come mi chiedeva
ma le mani son morte
con ogni mio desiderio
sul suo conto.
E questo
è quanto.

Io le chiedevo
gesù
perchè l'hai fatto
non ho niente da dare
a te
figurarsi a un figlio
lei mi diceva
è l'unica maniera
per salvarti
è lo spirito santo
sceso in terra

Quando le ho chiesto
di salire in casa
lei mi ha detto
c'è tuo padre di là
sto in imbarazzo.
Queste cose
io non le capisco
anche se a un passo sto
dai quarant'anni
costa un appartamento
poi va a trovarlo
e anche quando ce l'hai
non ti ci stanno

Regalo fiori
alle giovani donne
per ogni bacio
ogni carezza
che un tempo
ho ricevuto.
Anche se da tanto
non faccio più all'amore
ho petali dolcissimi
nel cuore

L'unica
è stata tua madre
così ho detto a mio figlio
lui mi ha risposto
eran meglio due o tre
senza veleno

Stare a sentirla
quando geme
quella vocina
che pigola
da ucciderla

Quando lavoro
mi dice basta
è troppo
quando riposo
mi sprona
stai più attivo
non le resta parola
del mio bene
non mi chiede
che voglio
cosa spero

Tanto lo so
che qui
non conto niente
faccio il cane da guardia
l'apri portone

Certe volte
ti svegli la mattina
ed è tutto diverso.
Io la guardo nel letto
e mi domando
dove diavolo stiamo
cosa ho perso

Prima diceva
voglio avere un figlio
poi
non lo voleva più
come un frutto
che vuol tornare seme
e a spezzarlo ti resta
amaro
in bocca

Se voleva viaggiare
che ci andasse.
Perchè proprio con me.
Io scopo e basta.

Perchè scappi
forse c'è a casa un'altra
che t'aspetta.
A me tutto quel calore
mi succhiava le forze
seccava il cuore

La vergogna
ce l'ho tra i pantaloni
per quel coso che vedo
troppo storto
una donna non dice
punta l'occhio
ma io non chiedo niente
fossi matto

E mi dicono
scacciala dal cuore
da solo vedrai
camperai come un signore
me lo dicono altri uomini
chissà
ci scoperanno
con questa verità

La mia mamma
ora dorme
sul mio letto.
Tanto poi
se ritorno
me lo rende.

Mi ha detto che era un altro
il suo destino
io le ho risposto
invece non è vero
sono io
per mare per terra
e pure in cielo

Mi nascondo a guardarle
tutte belle
come fai a non toccarti
me lo spieghi

Quando lei mi ha lasciato
ho camminato
ore e ore
di notte
per la strada
dopo un poco
mi son tolto le scarpe
avrei voluto
consumare anche i piedi (gli ossi)
sull'asfalto

Così alla fine
un giorno
mi ha menato
a unghiate a pugni a morsi
da paura.
Quando poi
ci hanno separato
urlava
ho appena cominciato

Solo una volta in vita
le ho mollato uno schiaffo.
Fosse leggero
o forte
non è un vanto

È brava
molto brava
ma non s'avvicinasse
col suo pianto
io non la toccherei
neanche col guanto

Che un uomo pianga
pare scontato
spesso però ti guardano
come se avessi appena vomitato.

Mi fa morire
che qualcun altro
ci dorma
sul mio letto.
Si
un'altra ce l'ho
ma che m'importa.

Le ho preso di nascosto
tutte le foto
e la girandola
che stava sul terrazzo.
Appena uscito
le ho buttate nel secchio
così impara.

Se ti potessi dire
quanto vali
quando piangi per questo
e poi per quello.
Per non sentirti soffrire
io sbatterei la testa
contro il muro.

Era piccina
com'ero stato io
tra le sue mani.
Ci ha provato
a toccarla
ha rinunciato
quando ha sentito
il battito affrettato
dei miei polsi
era un canto di guerra
nella stanza

A volte
mi vien quasi compassione
di tutto questo sbattermi
e pregarla.
Meglio restare in casa
birra e porno
tanto l'effetto
è poco più che uguale

Ci ho messo
più di un anno
per dirle che l'amavo.
Lei si sposava
a mesi.
Ha riso
Bella scusa,
per rinunciare
a far da testimone
caro amico

Per me
quando vuoi
possiamo sempre
prendere un caffè
bere un aperitivo
qualche volta
dai
se perdiamo i contatti
mi dispiace

Da allora
ho cominciato
a perdere i capelli.
Quel che cadeva
non ricresceva più.
Eppure
non ho sentito niente
quando l'ho lasciata

Sogno
di essere donna
qualche volta.
Nel risveglio
sento un istante
sovrapporsi
i due sessi
e farsi conoscenza piena.
Saprò mai
se è vero







Antonella Giacon è nata a Padova. Laureata in pedagogia, risiede a Perugia dove lavora come insegnante e formatrice in scrittura creativa e didattica della poesia nella scuola elementare e media. È tra i soci fondatori dell'Associazione poetica "Il Merendacolo", e da tredici anni tiene corsi di scrittura creativa con gruppi di bambini, adolescenti e adulti. Varie sue poesie in dialetto veneto sono state pubblicate su riviste, tra le quali "Tratti" e "Diverse Lingue". Nel 1994 ha pubblicato la sua prima raccolta poetica Sottopressione (Fara ed.) e nel 1996 il suo romanzo, Fatata fonte è risultato finalista per gli inediti al Premio Assisi. Del dicembre 2001 è la sua ultima silloge poetica Pegno d'amore (ed.Corsare), mentre del settembre 2005 è invece il libro Piccoli alberi, piccole albere (Effatà ed.), che propone a insegnanti della scuola primaria di primo e secondo grado un percorso integrato di scritttura creativa e danzamovimentoterapia in collaborazione con l'esperta Elisabetta Forghieri. Ultimamente i suoi interessi si orientano sulle possibili interazioni tra scrittura, teatro, fotografia, musica e movimento espressivo, con la partecipazione a letture pubbliche, performance, spettacoli teatrali, di cui è anche regista.



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