La 
rivoluzione semiseria  Alexander 
Tarasov
    
   
Nessun dubbio, 
sullo scenario politico russo il Partito Nazional-Bolscevico rappresenta un caso 
eccezionale. Sebbene si sia denominato partito (per quanto piccolo) fin dall'inizio, 
lo divenne effettivamente solo dopo che Limonov venne sbattuto in galera. Fino 
a quel momento il PNB non era altro che un fan-club di Eduard Limonov - cosa che 
non stupisce piú di tanto, trattandosi di uno scrittore, come si dice, 
toccato dalla grazia. Poi si aggiunse la Limonka - una rivista sotto ogni aspetto 
innovativa - e da quel momento il PNB fu costituito da un fan-club di Limonov 
e da uno della Limonka. Solo il fatto di mantener uniti i due gruppi sotto lo 
stesso tetto, tenendoli in scacco a vicenda, è stata una prestazione degna 
di nota. Siccome ognuno vedeva in Limonov e nella Limonka solo quello che voleva 
vedere, il PNB era costituito da gruppi regionali, o per meglio dire, da variegati 
ambienti che in altre circostanze non avrebbero mai avuto niente da spartire. 
 Allorché Limonov chiamò un congesso del partito a Mosca, una 
delle maggiori difficoltà consistette nel sistemare i delegati in maniera 
tale che non si rompessero subito i crani a vicenda (la qual cosa riuscí 
a Limonov sorprendentemente bene). Provate un po' a mettere insieme ex-stalinisti 
ed ex-trockisti, omosessuali postmoderni e skin-heads, anarchici, punks, la bohème, 
pii tradizionalisti e neofiti buddisti! Tutto ciò poteva funzionare 
solo finché nessuno avesse letto il programma del partito e lo avesse preso 
in seria considerazione. E fu proprio cosí che accadde. Lo stesso Limonov 
non lo aveva mai letto. Solo in carcere ebbe occasione di confrontarsi con gli 
scritti del suo stesso partito e, non c'è motivo di dubitare delle sue 
affermazioni, ne fu inorridito. In altre parole, fin dall'inizio il PNB non 
contemplava tanto un'organizzazione ideologica, quanto uno stile di vita. Nelle 
terrificanti condizioni di vita dell'era Jelcin (terrificanti naturalmente solo 
per il cittadino medio; a Jelcin o, per esempio, a Jegor Gajdar andava di lusso), 
il PNB rappresentava una valvola psicologica per una parte consistente 
dei giovani, i quali non erano alla ricerca di un'ideologia, bensí di una 
forma di rivolta e di un'organizzazione che la incarnasse credibilmente.  
 
   Eduard 
Limonov
  Per 
questo è fallito anche Alexander Dugin nel tentativo di trasformare il 
PNB in un normale partito della "nuova destra". Sebbene Dugin sia stato 
investito della carica di ideologo ufficiale, i militanti del PNB considerano 
la sua opera come pura "fantasy", e lo stesso Limonov lo definì 
una volta "un narratore di favole". Il governo non sapeva bene cosa 
pensare del PNB e soprattutto come affrontarlo, tanto piú che la fluttuazione 
degli iscritti era particolarmente accentuata, e il partito cambiava faccia ogni 
due o tre anni. Sotto Putin venne quindi organizzato un castello di accuse contro 
Limonov, il quale venne arrestato. In quel momento sorse il PNB come lo conosciamo 
oggi. Da una parte in carcere Limonov si gettò nel "lavoro teorico"; 
il suo libro "L'altra Russia" e gli scritti dal carcere raccolti nei 
volumi "Anelito di controllo" e "La psiche russa" possono 
essere considerati il fondamento di una nuova ideologia del partito, un'autentica 
ideologia conosciuta e approvata da tutti i tesserati del PNB. D'altra parte, 
dopo che il regime di Putin ha dimostrato di prendere sul serio Limonov (perché 
altrimenti l'avrebbe fatto arrestare?), hanno fatto ingresso nel partito nuovi 
militanti, i quali danno l'impressione di essere di gran lunga piú seri, 
intellettuali e romantici dei loro predecessori. Dunque al momento il PNB dispone 
di un'ideologia piuttosto chiara, sebbene non definita nei minimi dettagli. Con 
il nome del partito essa ha tuttavia ben poco a che fare. Non si tratta infatti 
di una ideologia nazionale (o nazionalista), né tanto meno di una bolscevica. 
Limonov si distingue soprattutto come feroce critico del popolo russo, sia delle 
sue abitudini e tradizioni, che della sua psicologia e cultura. La definizione 
coniata da Limonov è quella di "adat russo". L'"adat", 
il diritto tribale preislamico diffuso soprattutto nelle regioni del Caucaso che 
prescriveva "come le cose devono essere fatte", ha conosciuto con la 
fine dell'URSS una rifioritura come codice morale. Mettendo costantemente sotto 
gli occhi dei russi l'occidente, Limonov incita alla distruzione e al superamento 
dell'"adat russo", ovvero alla liquidazione della nazione russa, da 
sostituirsi con una nuova nazione costituita dagli "elementi di passione" 
di tutti i popoli ex-sovietici. Una cosa del genere non può essere seriamente 
definita nazionalismo, o forse, al massimo, nazionalismo di una nazione non ancora 
esistente. Predicando la distruzione di tutto quello che limita e opprime l'individuo 
- in prima linea quindi lo stato e la famiglia - Limonov non si rivela un bolscevico, 
bensí un anarchico classico (un epiteto che del resto non ha mai disdegnato: 
nella disputa tra Marx e Bakunin si è sempre schierato apertamente dalla 
parte di Bakunin). In sintesi, l'ideologia del PNB richiede la nascita di una 
nuova nazione "passional-anarchica", una specie di superimpero, capace 
di opporsi agli Usa, che certamente non è l'odierna Russia (un superimpero 
sí, ma del terzo mondo). In verità il Partito Nazional-Bolscevico 
si sarebbe dovuto da tempo ribattezzare Partito Anarco-Imperialista, sarebbe stato 
piú onesto. C'è da chiedersi solo se può davvero esistere, 
un impero anarchico. Tuttavia, piú irrangiugibile si fa l'obiettivo, ovvero 
piú si allontana dalla sempre meno sostenibile realtà della Russia 
putiniana, maggiore diventa la sua attrattiva. I giovani corrono a braccia aperte 
verso Limonov e continueranno a farlo. Ma ciò non è tanto un merito 
ascrivibile a Limonov, quanto al regime vigente. L'avversione verso il regime 
è in continua crescita, ma un'opposizione vagamente credibile non si vede 
nemmeno col binocolo. Il successo del PNB negli ultimi anni è dovuto al 
fatto di aver occupato un vuoto politico, la nicchia di una gioventú di 
sinistra ideologicamente radicale e pronta alla lotta, un misto di Movimento 26 
Luglio, sandinismo, zapatismo e brigate rosse. La ricerca di un Fidel, di un Che 
Guevara o di un Subcomandante Marcos era destinata ad arenarsi nel vuoto, cosí 
la gioventú finí inevitabilmente tra le braccia di Limonov. Anche 
questo non è merito suo, quanto della debolezza della sinistra antagonista. Nel 
frattempo tuttavia il potere ha compreso l'utilità del PNB. I militanti 
del PNB sono "carne da cannone", su di essi il regime può sperimentare 
quali repressioni la società è già in grado di sopportare 
e quali ancora no. Cosí si è capito che gettare in gattabuia uno 
scrittore di rango internazionale come Limonov, per di piú con un passaporto 
francese e dietro un'accusa precotta, va ancora un po' troppo in là, mentre 
lo stesso procedimento, applicato a un "semplice" tesserato come Golubovic, 
non turba in alcun modo l'opinione pubblica (il militante del PNB Alexej Golubovic 
venne arrestato il 15.09.2002 in seguito alla manifestazione "Anticapitalismo 
2002" sulla Piazza del Trionfo a Mosca. Il 22.05.2003 venne condannato a 
tre anni di carcere per resistenza a pubblico ufficiale e rilasciato il 07.05.2004). 
 Il ruolo del PNB è ormai stato assegnato. È vero che il PNB 
potrebbe benissimo abbandonarlo, basterebbe solo entrare nella clandestinità, 
ma per questo è ormai troppo tardi. Tutti sono da troppo tempo "sulla 
ribalta". Non resta altro da fare che continuare a recitare il ruolo ricevuto.
 
 
 
 Tratto 
dal volume "Revolucija ne vserėz" (La rivoluzione per scherzo) di Alexander 
Tarasov (pp. 432-435), uscito nella collana "Lotta di classe" dell'editore 
Ultrakultura (Jekaterinburg 2005).   Traduzione di Antonello 
Piana. 
     
Alexander Tarasov              
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