DA UNA CATASTROFE ALL'ALTRA

- Intervista di Asta Sheib a Thomas Bernhard -


1986



AS: Chi è Thomas Bernhard?

TB: Non si sa mai chi si è. Non sono gli altri che ti dicono chi sei? Questo ti viene detto milioni di volte e se vivi una vita lunga alla fine non sai più chi sei. Ognuno dice qualcosa di diverso. Anche tu dici a te stesso qualcosa di diverso in ogni momento.

AS: Le persone da cui dipendi influenzano in maniera decisiva la tua vita?

TB: Si dipende sempre da qualcuno. Non c'è nessuno che non dipenda da qualcun altro. Chi è sempre solo prima o poi morirà. Credo che chiunque abbia persone decisive. Io ne ho avute due nella mia vita. Il nonno da parte di mia madre e una persona che ho conosciuto poco prima della morte di mia madre. E'stata una relazione che è durata trentacinque anni. Per quanto mi riguarda è stata la persona a cui mi sono sempre affidato, da cui ho imparato tutto. Con la morte di questa persona tutto è cambiato. Sei solo. Innanzitutto vuoi morire. Poi cerchi. Ti rivolgi anche alle persone meno importanti della tua vita. Ma sei solo. Devi lottare.
Quando ero solo, non importa dove, sapevo sempre che questa persona mi proteggeva, mi dava supporto, anche se si imponeva su di me. Niente è più come prima. Stai lì nel cimitero. La tomba è coperta di terra. Ciò che ha significato qualcosa per te è se n'è andato. Ti svegli ogni giorno con un incubo. In realtà non è così che vorresti vivere. Ma non vuoi rassegnarti o spararti. Pensi che non è né bello né allettante. Poi ci sono solo libri. Ti colpiscono con tutte le cose terribili che puoi scrivervi. Ma agisci nella vita di tutti i giorni come se nulla fosse successo, perché altrimenti verresti divorato dal mondo. Aspettano solo di vedere la tua debolezza. Se mostri debolezza sarai esposto alla vergogna e immerso nell'ipocrisia. Ipocrisia significa pietà. Questo è il terreno migliore per l'ipocrisia.
Come ho appena detto, è difficile; dopo trentacinque anni con qualcuno rimani improvvisamente solo. Solo le persone che sono passate per qualcosa di simile possono capirti. Improvvisamente sei il cento per cento più diffidente di prima. Dietro queste espressioni umane sospetti una qualche insensatezza. Diventi più freddo di quel che le persone si possano aspettare. L'unica cosa che ti salva è che non ti puoi lasciar morire. Questa vita non è sicuramente piacevole. C'è la tua fragilità. Un declino totale. Si entra in casa solo con l'ascensore. Si beve un po' a mezzogiorno e un po' la sera. Poi prendi qualcos'altro. Ma se a mezzogiorno bevi di più, la notte sarà terribile. A questo si riducono i problemi della vita. Ogni giorno sei condotto un po' più vicino alla pazzia, perché ti senti confuso.

AS: Quand'è l'ultima volta che ti sei sentito felice?

TB: Ci si sente felice ogni giorno, ti senti felice di essere vivo e non ancora morto. Questo è un guadagno.
Dalla persona che è morta, ho capito che ami la vita per pochi istanti. Fondamentalmente ognuno ama vivere. Dopo tutto la vita non è così terribile da non poterla continuare. La motivazione è la curiosità. Ti domandi: che avverrà dopo? E'molto più interessante sapere quel che avverrà domani di quel che è qui oggi. Quando il corpo è malato la mente si sviluppa in maniera sorprendente.
Preferisco sapere ogni cosa. E provo sempre a rubare e prendere qualcosa che si trova dentro e fuori le persone. Almeno finché gli altri non se ne accorgono. Quando le persone se ne rendono conto, ti chiudono la porta. Come si chiude la porta quando si avvicina qualcuno sospetto. Ma se nient'altro è possibile, puoi entrare con la forza. Ciascuno ha qualche finestra sotterranea aperta. E questo può anche essere abbastanza interessante.

AS: Ha mai voluto una famiglia?

TB: Sono sempre stato felice di sopravvivere. Non ho mai pensato di fondare una famiglia. Non ero in salute, perciò non ho mai pensato a queste cose. Non rimaneva niente per me, se non fuggire nella mia mente e cominciare qualcosa su queste basi; il corpo non aveva alcun potenziale. Stava come questi decenni di mezzo. Non si sa se siano buoni o cattivi. E'un modo di vivere. La vita conosce miliardi di esistenze differenti. Mia madre morì a quarantasei anni. Nel 1950. Un anno prima di conoscere la partner della mia vita. All'inizio fu un'amicizia e una relazione molto stretta con una persona più vecchia di me. In qualsiasi posto sulla terra, lei era il mio punto di riferimento. Ho sempre saputo: questa persona per me c'è sempre al cento per cento, se le cose vanno male. Mi bastava pensare a lei, non avevo bisogno di vederla.. Ora vivo con questa persona. Se ho dei problemi, chiedo: che faresti? E così vengo allontanato dalle cose disgustose che si potrebbero commettere nella vecchiaia, perché tutto è possibile. Lei è l'unica che riesce a farmi fare certe cose, insegnandomi disciplina, ma anche aprendomi al mondo.

AS: Ti sei mai sentito felice per qualche momento particolare della tua vita?

TB: Non sono mai stato contento della mia vita. Mo ho sempre sentito un gran bisogno di sentirmi protetto. Ho trovato questa protezione nei miei amici. Lei mi faceva sempre lavorare. Era sempre contenta quando vedeva che stavo facendo qualcosa. Era grande. Viaggiavamo insieme. Le portavo i bagagli pesanti. Finché si riesce a dire questo di se stessi, di solito non è molto, quasi nulla. Per me invece era tutto.
Quando ero bambino mi mostrò la Sicilia, il luogo dove ha vissuto Pirandello. Era entusiasta di potermi insegnare queste cose. Andavamo a Roma, a Spalato - ma dopo i viaggi si sono trasformati sempre di più in viaggi interiori […]

AS: Hai accettato la tua esistenza da scrittore?

TB: Bhé, si pensa di sentirsi meglio con la scrittura, perché altrimenti si diventa pazzi. Questo avviene quando sei più vecchio. Le composizioni dovrebbero essere sempre più coincise. Ho sempre cercato di far andare meglio le cose. Di capire il passo successivo dal precedente. Di certo si ha sempre lo stesso tema. Ognuno ha il suo compito. Dovrebbe muoversi intorno ad esso. E poi farlo bene. Ci sono molte idee. Forse qualcuno vuole farsi monaco, o lavorare in autostrada, o tagliare la foresta. Qualcuno vuole appartenere alle persone semplici. Che è di certo un errore, perché non ci si può appartenere. Se sei come sono io, ti è impossibile, non si può essere un monaco o lavorare in autostrada. Sono sempre stato un solitario. Malgrado questa unica relazione forte, sono sempre stato solo. All'inizio ovviamente pensavo di dover andare da qualche parte e attaccare qualche conversazione. Ma fino ad un quarto di secolo fa' non ho avuto alcun contatto con un altro scrittore.

AS: Uno dei tuoi temi centrali è la musica. Cosa significa la musica per te?

TB: Quando ero giovane ho studiato musica. Mi ha perseguitato per tutta la giovinezza. La musica era come un sentirsi ricercati, inseguiti. L'ho studiata solo per stare con le persone della mia età. Con i miei colleghi del Mozarteum suonavo musica, cantavo, recitavo. Dopo, la musica mi fu fisicamente impossibile. Si può fare musica solo stando tutto il tempo con le persone. Quando ho smesso stare con le persone, ho smesso anche di fare musica.

AS: I tuoi attacchi, le tue invettive al governo e alla chiesa, sono molto aspri alle volte. Il cattolicesimo viene descritto come il "distruttore, l'intimorente, il carattere distruttore dell'anima dei ragazzi", in Estinzione. L'Austria è diventata " un business senza scrupoli in cui si contratta e si truffa." Lo scrivi al di là di qualche odio universale?

TB: Amo l'Austria. Non lo posso negare. La costruzione del governo e della chiesa -- questa è la cosa terribile, puoi solo odiarla. Penso che tutti i paesi e le religioni che conosci siano disgustosi allo stesso modo. Dopo un po' di tempo vedi che le costruzioni sono le stesse, tutte dittatoriali o democratiche - per gli individui tutto è disgustoso allo stesso grado.

AS: Non è importante per te essere accettato come scrittore nel tuo paese?

TB: Gli esseri umani naturalmente desiderano l'amore, all'inizio. Il mondo deve dare amore. Se non ne dai, gli altri possono dire centinaia di volte che sei freddo e che non vedi e ascolti nulla. E'difficile per te. Ma è parte della vita, non puoi sfuggirvi. Se chiami qualcuno in una foresta, l'eco torna indietro. Alla fine si ama l'odiato.
[…]

AS: In Estinzione hai detto che a quaranta anni si dovrebbe essere proclamati un vecchio pazzo libero. Perché?

TB: Questo è l'unico metodo sostenibile. Mi ha chiesto come mi vedo; posso solo dire: come un pazzo, un buffone. Questo posso dire. Ci si può vedere solo come un pazzo, un vecchio pazzo. Un giovane pazzo non è interessante. In qualche modo non viene accettato come pazzo.

AS: Come ti senti, oggi, quando critici come Reich-Ranicki o Benjamin Heinrichs scrivono con ammirazione di te? Ti senti esaltato?

TB: Quando leggo la critica non mi sento mai esaltato. All'inizio sì, perché credo a quel che dicono. Ma con un'esperienza di alti e bassi per trenta anni, si impara a guardare attraverso il meccanismo. Si manda un servo a dire: "Scrivi una critica negativa". E' così che lavorano.

AS: Sei annoiato dalla critica negativa?

TB: Sì. Tutt'ora cado in ogni trappola. Sono sempre stato affascinato dal giornale, ho cominciato molto presto. Dopo qualche tempo conosci gli editori delle varie testate. Forse non l'ho mai visti, ma so della situazione al teatro, del background in un ufficio editoriale, conosco chi pubblica, i lettori dei loro manoscritti, i loro affari. L'intelletto ne soffre. Il gusto ne soffre. La poesia ne soffre. File di editori se ne fregano di questo. Si fermano a ciò che non è creativo. Che è anche in qualche misura affascinante. Tutto questo mi ferisce, ma non mi disturba nel mio lavoro.

AS: In uno dei tuoi discorsi hai detto: "Non dobbiamo parlare di nulla, ma del fatto che siamo infelici." Tu scrivi per testimoniare i tuoi fallimenti?

TB: No, faccio tutto per me stesso. Tutte le persone lo fanno. […] Scrivere mi diletta. Non c'è niente di nuovo. Questa è l'unica cosa che ancora mi supporta, che avrà anche una fine. E'così. Non si vive per sempre. Ma finché vivo, vivo scrivendo. E'così che esisto. Ci sono mesi e anni che non posso scrivere. Ma poi si ritorna. Come un ritmo grande e brutale in pari tempo, qualcosa di cui gli altri non hanno esperienza.

AS: Le donne nei tuoi libri, a parte poche eccezioni, non vengono mai tratteggiate in maniera amichevole. E'questa la tua esperienza?

TB: Posso dire che per un quarto di secolo ho avuto a che fare solo con le donne. Difficilmente posso sostenere una donna. Non posso sostenere conversazioni con uomini. Mi fanno diventare pazzo. Gli uomini parlano sempre delle stesse cose. Non ti puoi aspettare nulla dagli uomini. Molti uomini in uno stesso posto sono terribili. Preferisco gli uomini che fanno gossip. Rispetto alle donne mi sono più utili. Ho imparato tutto dalle donne - e da mio nonno. Non credo di aver imparato nulla dagli uomini. Gli uomini mi danno sempre sui nervi. Strano. Dopo la morte di mio nonno non c'è stato più nessun uomo. Ho sempre cercato protezione con le donne, che in molte cose erano superiori a me. Sono sempre stato in grado di lavorare vicino a donne. Non ho mai potuto produrre nulla vicino a uomini.
[…]

AS: Pensi ci sia un'esistenza dopo la morte?

TB: No. Grazie a Dio. La vita è stupenda. Il pensiero migliore è che, quando finisce, finisce per sempre. Questa è la mia grande consolazione. Ma mi diverte molto vivere. E'sempre stato così, eccetto nel caso in cui ho pensato al suicidio. Fu dai diciannove ai ventisei anni, e anche quando ne avevo quaranta. Ma ora amo la vita. Cominci a capirlo quando vedi qualcuno che deve andarsene, ma è ancora in questa vita.
Una delle cose più belle di cui ho avuto esperienza è prendere un altro per mano e sentire le pulsazioni sempre più lente. E' qualcosa di incredibile. Poi prendi ancora la sua mano, entra l'infermiera, e prende il numero del cadavere. L'infermiera lo porta via e dice: "Torni più tardi." E così ti sei ancora confrontato con la vita. Con calma ti svegli e metti le cose in ordine; nello stesso tempo l'infermiera rientra e attacca il numero al corpo, svuota l'armadietto vicino al capezzale, e dice: "Fuori senti i corvi - come una scena di teatro".
Poi viene la cattiva coscienza. La persona morta ti lascia con un'immensa colpa.
Tutti i posti in cui sei stato con lei [la compagna, ndt], posti su cui hai scritto dei libri, non li puoi più visitare. Ogni mio libro è stato creato in un posto differente: Vienna, Bruxelles, Jugoslavia, Polonia.[…] Mi è sempre piaciuto lavorare in un paese di cui non conoscevo la lingua. Era stimolante. Per me l'ideale era vivere in un hotel, comminare per ore con gli amici ed essere in grado di lavorare […]
Mi piace ancora stare nel nostro appartamento a Vienna. Lì mi sento protetto. Forse perché vi abbiamo vissuto insieme per anni. Era l'unica nicchia della nostra intimità. Il cimitero inoltre non è molto lontano. Nella vita è un grande vantaggio l'aver avuto esperienza di questo. Dopo le cose non ti colpiscono più così tanto. Non sono interessato né al fallimento né al successo, né al teatro né ai direttori, né agli editori né ai critici. L'unica cosa interessante è che hai dei soldi nel tuo conto in banca e puoi vivere. Le mie ambizioni non erano più grandi di quel che erano prima. Dopo la sua morte tutto questo si è interamente estinto. Non mi impressiono più di nulla. Si possono ancora amare alcuni vecchi filosofi, qualche aforisma. E'un po'come volare nella musica. Per un po'entri in uno stato meraviglioso. Ho ancora dei piani. Una volta ne avevo quattro o cinque, ora ne ho due o tre. Ma non è necessario. Non ho bisogno di questo e neanche il mondo ne ha bisogno. Quando mi sento di scrivere scrivo, quando non mi sento non scrivo. Qualsiasi cosa scrivi, è una catastrofe. Questa è la cosa deprimente della fede di uno scrittore. Non si può mai mettere su carta quel che si pensa o si immagina. Va perso quando è messo su carta. Quel che trasferisci è solo un cattiva, ridicola copia di quel che hai immaginato. Fondamentalmente tutto questo non si può comunicare. Nessuno ha mai provato a farlo. Specialmente per la lingua tedesca è difficile, perché è rigida e senza eleganza, disgustosa. Una lingua terribile che uccide ogni cosa luminosa e meravigliosa. L'unica cosa che si può fare è sublimare quel linguaggio con un ritmo, per dargli musicalità. Questo è meno frustrante per i libri, perché pensi che i lettori abbiano ciascuno una propria immaginazione. Dopo tutto forse il fiore sboccerà, schiuderà le sue foglie. Nel teatro si apre solo il tendone. Questi sono gli attori umani che hanno sofferto per mesi prima della prima performance […] Nella tua testa la scena era poetica, grande, ma gli attori sono solo efficienti traduttori. Una traduzione ha poco a che vedere con l'originale. Perciò lo spettacolo che si è recitato in un teatro non ha molto a che vedere con quel che l'autore ha creato. I palchi, per me, erano palchi che distruggevano sempre qualcosa. Tutto si appesantiva. Ogni momento una catastrofe.

AS: Ma continui a scrivere libri e drammi. Da una catastrofe all'altra.

TB: Sì


(Traduzione dal Tedesco di Luca Viglialoro)




Asta Scheib, scrittrice nata a Bergneustadt (Germania), nel 1939. Tra i suoi romanzi Kinder des Ungehorsams, Diesseits des Mondes, e Angst vor der Angst (Aver paura di aver paura) da cui R.W. Fassbinder ha tratto un film nel 1974.

Thomas Bernhard, (1931-1989) nato a Heerlen (Olanda) autore di poesie, racconti, romanzi e lavori teatrali, è ormai entrato nel canone degli scrittori più significativi del Novecento. Al di là del mondo di lingua tedesca, l'opera di Bernhard continua a suscitare una notevole risonanza nel pubblico e un'accesa discussione scientifica in campo letterario e filosofico. Tra le sue opere ricordiamo Correzione, Estinzione e Il nipote di Wittgenstein, tutte edite da Adelphi.



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