PER UNA CULTURA POPOLARE ED ISTITUZIONALE

Stefano Martello

 

Siamo un popolo di scienziati, navigatori e poeti, ma per chi ha scelto di non scoprire niente - perché tutto è già stato scoperto - o di preferire ai lunghi e pericolosi viaggi la quiete della propria casa, la strada si prospetta come ardua e permeata di pericolosi ostacoli.
Sognatore, con la testa tra le nuvole, fuori dal circuito integrato dei cittadini in giacca e cravatta, ecco come viene identificato l'Artista, inteso come molteplice espressione di arti diverse, che vanno dalla musica fino ad approdare alla poesia.
Nessuna integrazione, quindi, o almeno nessuna integrazione concreta e totale, stante una situazione in cui - nello stesso settore musicale - i successi di un genere sono pesantemente influenzati dalla moda del momento, creando una situazione di disomogeneità che si riversa su generi poco conosciuti, ma non per questo meno importanti in relazione al messaggio che intendono comunicare.
Indirettamente mi si chiede un parere sul ruolo istituzionale dell'artista; e a quanti mi rivolgono tale domanda, non posso che offrire qualche umile considerazione, unitamente alle mie riflessioni di autore ed accanito lettore.
Spesso, alle manifestazioni poetiche a cui ho avuto il privilegio di partecipare, mi è stato chiesto quale era il contenuto delle mie poesie, che cosa volevo esprimere con le mie liriche (e mi perdonino coloro che "fanno" vera poesia), e da dove prendevo l'ispirazione; a tali domande io ho sempre risposto che il contenuto delle mie poesie erano i problemi di ogni giorno e che l'ispirazione, di conseguenza, non mi è mai mancata: non per miei meriti particolari, quindi, ma solo perché mi sforzo di riflettere anche sulle cose semplici come un litigio con un automobilista per uno stop mancato.
Da qui l'infamante accusa di praticare una poesia troppo semplice, di trattare temi che, solo perché troppo "umani", non possono essere inseriti nell'elitario mondo della letteratura, abituato a domande ben più alte come l'esistenza dell'amore assoluto.
Ma l'amore assoluto non esiste, esiste l'incontro tra due entità completamente diverse, pur se nel contempo unite dal genus comune, ed è sulla problematicità di tale rapporto che il poeta (come il musicista o come lo scrittore) si deve soffermare tentando una analisi, o cercando una riflessione: un moderno antropologo dell'anima.
Tornando al ruolo che l'Artista deve ricoprire all'interno della società attuale, appare limpido il fatto che io non condivida il carattere troppo elitario che da troppo tempo permea il settore, "relegandolo" in spazi dal target fortemente limitativo: parlo dei salotti letterari, luoghi necessari per la diffusione di ogni cultura, ma il cui aspetto esteriore e pratico deve essere necessariamente ridefinito, per favorire l'accesso anche di "fruitori" più giovani che, attualmente, entrano in contatto con il genere letterario solo sui banchi di scuola.
Unitamente a questa opera di "svecchiamento", anche la possibilità di favorire un maggiore spazio per generi culturali ora considerati, a torto, alternativi, attraverso un incontro - scontro che, inevitabilmente, porterà a dei conflitti, ma il cui risultato sarà, altrettanto inevitabilmente, costruttivo e salutare per il panorama letterario italiano.
Ma per attuare questa "rivoluzione", occorre necessariamente anche ridisegnare il ruolo dell'Artista; non più sognatore perso nelle sue fantasie, ma cittadino ben integrato nel suo status sociale, professionista incaricato di giocare con la parola, al fine di provocare dibattiti ed agitare gli animi.
In questa direzione, compito delle istituzioni preposte è quello di configurare l'operato dell'artista come una vera e propria professione, eliminando l'odiosa situazione attuale che vede tanti "operatori della cultura" stazionare nel limbo del doppio lavoro: uno per vivere dignitosamente, l'altro - sempre il lavoro artistico - per sopravvivere.
E ancora nel settore editoriale - come ho avuto modo di vedere personalmente in qualità di consulente editoriale - annullare quella strana situazione che vede costretti tutti gli scrittori esordienti a pagare personalmente la pubblicazione dei propri scritti, trasformando le Case Editrici, da potenziali laboratori di idee e pensieri, in istituzioni mercenarie, concetto che nulla ha a che vedere con il progresso della cultura.
Ecco allora che il ruolo dell'artista diviene centrale ed importantissimo; e a questo punto mi vengono in mente le sapienti parole di Tahar Ben Jelloun che afferma come "per fortuna ci sono ancora società che prendono la letteratura sul serio, dove un libro, un romanzo o persino una poesia possono far correre qualche rischio al loro autore; paesi dove l'analfabetismo è ancora un fenomeno importante, e dove essere un intellettuale comporta precisi doveri, dove si chiede alla creazione letteraria di essere anche lotta politica, opera sociale destinata a guarire certi mali".
E proprio grazie a queste splendide parole che cercherò, di seguito, di operare una difficile quanto necessaria riflessione; una riflessione che si concentra soprattutto sul nostro clima di apparente benessere, dove molti aspetti della nostra vita vengono decisi in maniera troppo poco consapevole.
Abbiamo forse smarrito la capacità alla critica, troppo obnubilati dal comodo progresso e da un sentimento di cinismo che, sempre più, si insinua nel nostro sentire comune?
L'occasione di questo mio umile scritto, unitamente alla Rivista dove questo è collocato, dimostra apertamente di no, ma poche sono le menti illuminate - ed io non mi considero una di queste! - che cercano, giorno dopo giorno, un confronto obbiettivo e sereno con una realtà spesso deludente.
Tra questi "coraggiosi" cito il Premio Nobel Naguib Mahfuz, aggredito per il valore politico dei suoi scritti, e Salman Rushdie, bollato come traditore e blasfemo e condannato dal furore integralista che lo costringe a vivere una vita eternamente blindata; ma nonostante questo loro non si arrendono e continuano, armati dell'unica arma che si conviene agli uomini saggi e di buon senso: una acuta intelligenza unita ad una penna carica d'inchiostro e ad un foglio vergine, pronto più di mille armate a portare una salutare distruzione.
Emerge dalle parole di Jelloun uno strettissimo rapporto tra autore e lettore, un rapporto che si concreta nella possibilità, per il lettore, di criticare ed interpellare l'autore, in quanto quest'ultimo possa rendere conto di ciò che scrive, in una ottica di vera e propria missione.
Come diceva Argon - e mi si perdoni l'ennesima citazione - "non scrivo per passare il tempo", e questo concetto deve accompagnare il nostro operato ed i nostri scritti; perché tutti noi abbiamo la fortuna di appartenere e di essere parte integrante di una società che dispone di un immaginario favoloso e altamente stimolante, una società dove tante sono le problematiche, ma dove tante possono essere le soluzioni.
E se pochi saranno coloro che partecipano e ascoltano, allora - cito Pablo Neruda - "proprio perché molti sono analfabeti, scrivo e continuerò a scrivere, e lo farò in modo bello ed esigente, perché se oggi non mi leggono, forse mi leggeranno i loro figli e nipoti".
Ma pur condividendo senza riserve la frase, ho la speranza propria di un cittadino che legge e scrive che non si arrivi a tale soluzione e che i miei figli possano continuare un sentiero già iniziato da me e da altri.

 


Stefano Martelli ha iniziato a scrivere da giovane presso il giornale ufficiale dell'universitā La Sapienza, dove si occupava di attualitā legata al sociale; molto presto ha cominciato a scoprire il web come veicolo fondamentale di comunicazione, tanto che quasi tutti i suoi scritti sono stati pubblicati on line. Attualmente i suoi articoli possono essere visionati sul portale giuridico www.diritto.it, dove ha cercato di conciliare il diritto con temi sociali quali la vita dei detenuti all'interno del microcosmo carcere, o lo status degli studenti universitari all'interno dell'attuale caos legislativo che regola lo status delle universitā. Si è occupato anche di diritto scolastico e di diritto penale, che č poi il ramo abitualmente praticato come assistente presso uno studio legale romano. Il suo interesse per la cultura si č concretizzato attraverso una fattiva collaborazione con l'Unione Nazionale Scrittori, attraverso articoli unitamente alla promozione di attivitā poetiche per esordienti.



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