L'ESTATE ERA INNEVATA

Florinda Fusco


l'estate era innevata    la terra rigonfia

   i legni a croce che legano i piedi
      il topo nella conca       la placenta grassa
rosea deformata
      anch'io su queste strade corte
e spezzate?

      globo gassoso       gli artigli che raspano
                          l'incertezza assoluta di
ogni minima certezza

      l'odore denso dello stagno
           il palmo umido aggrappato
alla fodera
dormi? vuoi dormire? adesso più tardi non dormire
          vegliare contare il tempo del sonno

l'estate ventosa       i passi pesanti nel catrame
le dita premono nell'acqua       affondano
scricchiolano nelle tasche dei pomeriggi invernali

      c'è altra acqua non avere paura
altra acqua

la madre la madre della madre i corpi bianchi
che gonfiano avvizziscono

   il fondo del cratere è innevato
      il pomeriggio ancora liquore e bucce d'arancia
   le tazze ovali e ghiacciate
 c'è altra acqua non avere paura
altra acqua

la pazienza come una lancia sul corpo impassibile

   il germe è nei tuberi

           la mia cella non è la tua

non avere paura
    il piatto con la lisca di pesce l'ho preparato
io?

la memoria si avviluppa sul suolo umido       la calce cocente
       i battenti chiusi     l'acqua
senza soffio che spinge
           le dita nude dei piedi
                                      il tordo il tordo il tordo

(i denti cariati si aprono piano nelle notti di primavera)

                         la terra bianca        la voragine
della voragine

sorda incontrollabile acetosa
                              l'acqua irrigidita
        la debolezza degli arti in uno strato di terra

qui ci stringiamo le ossa qui ci leghiamo
le caviglie ci strofiniamo i fianchi
ci puliamo il muco rallentiamo insieme il mugolìo

(basterebbe solo spogliarvi?)

la terra gonfia le piante del tabacco
una benda intorno agli occhi
      l'imprecisione del mio riso la consistenza del peso
limitano ancora il passo?

      una donna a piedi nudi disse : "sono la mia assenza"

il tempo che precede
è la quiete del tordo?
che muove e che muove
     foresta rosso scuro o tregua
                         il legno logoro e
caldo
     non ricordo forse erano mandorle e zucchero

(stai mungendo?) nel buio rovesciato c'è una coda serena di animale?

i fili pesanti del tram

le ossa umide dei piedi        la lingua rigida pastosa
(potrò raccontare una storia?)
                              la terra si pulisce poi si
brucia

                              un'affittacamere scalza disse:
"la rumena con la pipa con i suoi larghi fianchi mi rovina la poltrona"

le capanne di paglia gelate
   forare la terra senza il grido
      i corpi degli animali i corpi ripieni
      il passo immacolato del topo
      il passo di migliaia di topi sottoterra
      che scuotono i pomeriggi accaldati e i piattini da caffè
   le gambe nude e leggere
la terra sotto gli aghi che esplode
                                              ci sarà di
nuovo un anno lieve?
          un tozzo di pane ghiacciato    un legno
non ancora scolpito

 



(Tratto dalla collana di poesie Linee)


L'autrice, Florinda Fusco.

        
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