DICAS  
PREMONIZIONE SU NEW YORK
LE FORZE ESPRESSIVE
LA PUBERTÀ DELLA RETE
L'HIROSHIMA DI HERSEY
LA CAMPO E LA POZZI
GRAVE DISTURBO INTERIORE
UN PUGNO CHE CI MARTELLA IL CRANIO

LIBRI CHE PARLANO TROPPO
LA MENTE PIÙ AMPIA
IL VIAGGIO INCOMPIUTO DI STERNE
GLI AUGURI DI FAULKNER
LA VIOLENZA SUL CORPO
IL VELENO DI THÉRÈSE
LA NUDA
FANTARECENSIONE


PREMONIZIONE SU NEW YORK

In un libro uscito nel 1949, Ecco New York, lo scrittore americano E. B. White (nella foto) ha pubblicato questa pagina quasi incredibile, nella quale azzarda addirittura l'ipotesi che New York venga distrutta da aerei di linea che cadono sui suoi grattacieli:
"Il cambiamento più sottile in New York riguarda qualcosa di cui le persone non parlano ma che è nella testa di tutti. La città, per la prima volta nella sua storia, è vulnerabile. Un semplice stormo di aerei non molto più grandi di oche può mettere fine velocemente a quest'isola di fantasia, incendiare le torri, far crollare i ponti, trasformare le gallerie del metro in camere mortuarie, incenerire milioni di persone. Il sospetto della sua condizione mortale fa d'ora in poi parte di New York: è negli aerei che sorvolano le nostre teste, nelle testate d'inchiostro dell'ultima edizione dei giornali.
Ogni abitante di una grande città deve imparare a convivere con questa insistente possibilità di annichilimento; ma a New York è più visibile, grazie alla concentrazione umana nella città, e perché, tra tutti i bersagli, New York ha una sorta di chiara priorità. Nella mente di un qualsiasi pervertito che impazzisca, New York deve emanare un incanto irresistibile.
È finito il tempo in cui la Statua della Libertà era il faro che proclamava New York e la traduceva in tutto il mondo. Oggi, la Libertà divide questo ruolo con la Morte. Lungo l'East River, sui macelli disattivati a Turtle Bay, è come se in una corsa contro gli spettrali voli degli aerei, scolpiamo la sede permanente delle Nazioni Unite (...) New York non è una capitale, non è la capitale del paese, e nemmeno dello stato. Ma diventa sempre di più la capitale del mondo.
Questa corsa - la corsa tra gli aerei distruttivi e l'agguerrito Parlamento dell'Umanità - stimola il nostro cervello. Finalmente la città illustra alla perfezione tanto il dilemma universale quanto la soluzione generale: questo enigma di pietra e acciaio è diventato, allo stesso tempo, il bersaglio perfetto e la perfetta manifestazione della non-violenza, della fraternità razziale, un gigantesco bersaglio che si proietta verso il cielo per trovare lassù, a metà strada, gli aerei che possono distruggerlo, focolare di tutti i popoli e di tutte le nazioni, capitale di tutto, ospitando i dibattiti che faranno sì che gli aerei rimangano a terra e la loro missione sia abortita."




LE FORZE ESPRESSIVE

Una vera dica per chi scrive, da Stefan Zweig ne Il mondo di ieri: "Seguendo il consiglio di Dehmel, al quale serbo ancora gratitudine, approfittai del mio tempo per tradurre da lingue straniere, il che ritengo pur oggi sia la migliore possibilità aperta a un giovane poeta per comprendere con maggiore profondità creativa lo spirito del suo proprio linguaggio. Tradussi le poesie di Baudelaire, alcune di Verlaine, di Keats, di William Morris, un piccolo dramma di Charles van Lerberghe, un romanzo di Camille Lemonnier, pour me faire la main. Appunto perché ogni lingua straniera nei suoi atteggiamenti più personali crea a tutta prima gravi ostacoli alla riproduzione, questa chiama a raccolta le forze espressive che non cercate rimangono altrimenti inerti, e simile lotta tenace per cogliere il nucleo più caratteristico d'una lingua straniera e imporlo con pari plasticità alla propria ha rappresentato sempre per me una forma particolare di piacere artistico."



LA PUBERTÀ DELLA RETE

Per molti analisti dei media e della comunicazione, l'11 settembre del 2001 è il giorno in cui Internet è uscito dall'infanzia per entrare nella maturità: per la prima volta, più della televisione, la Rete è diventata il principale veicolo di informazione degli eventi di quel giorno. Con i miliardi di accessi inaspettati, la sua infrastruttura cominciava a mostrarsi incapace di reggere la domanda, tutto il sistema minacciava di bloccarsi, e così i principali siti di informazione hanno ridotto in tempo la dimensione in kilobyte delle sua pagine, e il crollo è stato evitato.
La Rete è diventata anche una sorta di museo virtuale dell'11 settembre e dei suoi sviluppi. Solo Internet ospita iniziative come My story, un progetto destinato ad archiviare tutte le storie personali connesse all'attacco alle torri gemelle e al Pentagono, oppure come Where were you?, con lo scopo di scoprire dove si trovavano altre persone, nel mondo, al momento in cui gli aerei si sono schiantati. Il sito September 11 victims ha una pagina per ognuno di coloro che sono morti, alla quale possono essere aggiunte foto, commenti, ricordi. E se oggi cresce il sospetto che l'industria statunitense dell'informazione abbia promosso in tutto il mondo quell'attentato circoscritto come se fosse stato commesso contro tutti i paesi e tutte le persone, come un evento di dimensione planetaria, senz'altro Internet ha avuto un ruolo decisivo in questa mega-propaganda, in gran parte, come si sa, riuscita bene.



L'HIROSHIMA DI HERSEY

Quando, nel 1946, il reportage di John Hersey Hiroshima è stato pubblicato per la prima volta, ha occupato un'intera edizione della rivista "The New Yorker". Più di cinquant'anni dopo, nel 2002, una commissione di professori e giornalisti statunitensi l'ha eletto il miglior reportage della stampa degli Stati Uniti del ventesimo secolo, superando i famosi profili di Sinatra scritti da Gay Talese, il Pentagono sotto lo sguardo strafatto di Norman Mailer, e i dialoghi clandestini di Bernstein e Woodward, giornalisti del Washinton Post, con l'informante Gola Profonda, durante il caso Watergate.
La prima frase di Hiroshima è un esempio da manuale di lead, di informazione giornalistica oggettiva e diretta: "Il 6 agosto 1945, precisamente alle otto e un quarto del mattino, ora del Giappone, quando la bomba atomica è esplosa su Hiroshima, la signora Toshiko Sasaki...". E così, attraverso le storie personali di sei sopravvissuti, Hersey ha eseguito un'esemplare radiografia del male assoluto, ha ricostruito l'inferno che si era formato sotto il fungo radioattivo, come in questo brano, nel quale il prete tedesco Kleinsorge racconta ciò che ha visto mentre passava dinanzi a venti uomini ricoverati in uno stato spaventoso: "Il volto interamente bruciato e le orbite vuote, le guance segnate dal liquido bollente che si era versato su di esse dalle cornee dissolte. Dovevano stare guardando verso l'alto quando la bomba è esplosa; forse appartenevano alla difesa antiaerea".
Nonostante l'iscrizione sul monumento ai caduti: "Riposate in pace, l'errore non si ripeterà mai più", Hersey, alla fine del suo libro, non sembra convinto di aver scritto l'ultimo grande reportage di guerra: "Tanimoto si alzava tutti i giorni alle sei del mattino e andava a spasso per un'ora con il suo cagnolino, Chiko. Riduceva ora il suo ritmo. La sua memoria, come quella del mondo, cominciava a venir meno."



LA CAMPO E LA POZZI

Cristina De Stefano ha scritto per Adelphi Vita segreta di Cristina Campo, e Laura Cenni per Rizzoli In riva alla riva, biografia di Antonia Pozzi, che qualcuno ha soprannominato "la Silvia Plath italiana". Conoscere la vita dei poeti ci può insegnare tanto sulle radici delle loro poesie, ma anche sull'essere umano, su noi stessi, se spinti dalla nostra sensibilità o dal nostro destino in un confine esistenziale estremo, che esercita su ognuno di noi una sorta di fascino spaventoso.



GRAVE DISTURBO INTERIORE

È Dostoevskij lo scrittore favorito dagli psicanalisti - è stato eletto nell'ultima riunione annuale dell'American Association of Psycoanalysis - e questo non costituisce esattamente una sorpresa. Il romanziere russo sarebbe infatti il paziente ideale di ogni psicanalista: brillante, esplicito, in perenne conflitto con se stesso, un libro aperto. "Descrive la vita interiore e impiega le proprie fantasie in modo straordinario - dice di lui il Dott. Paul Ornstein, che ha presentato una tesi su Il giocatore - È una vera miniera d'oro per gli psicanalisti". Interrogato sul perché della scelta dell'opera dell'autore russo come tema, lo stesso Ornstein ha rivelato che quando sentì per la prima volta un nastro registrato con le Memorie del sottosuolo, riconobbe immediatamente la rabbia narcisistica nella voce del narratore, e disse allora a sua moglie: "Dio mio, questa è la più bella espressione letteraria di un grave disturbo interiore che ho mai visto!".".



UN PUGNO CHE CI MARTELLA IL CRANIO

In una lettera scritta quando aveva vent'anni Franz Kafka (nella foto) propone: "Se il libro che leggiamo non ci sveglia come un pugno che ci martella il cranio, allora perché leggerlo?" E più avanti riprende l'argomento: "Gli unici libri necessari sono quelli che si abbattono su di noi come una disgrazia, come la morte di qualcuno che amiamo più di noi stessi."



LIBRI CHE PARLANO TROPPO

"Ci sono libri che parlano troppo" diceva Roland Barthes, che a questo proposito ha scritto che "il chiacchiericcio del testo è quella schiuma di linguaggio che si forma sotto l'effetto di un semplice bisogno di scrittura".



LA MENTE PIÙ AMPIA

Ha scritto Gregory Bateson (nella foto): "La mente dell'individuo non è presente solo nel corpo, ma anche nei percorsi e nei messaggi che emette al di fuori del corpo. E c'è una mente più ampia della quale quella dell'individuo è soltanto un sottosistema. Quest'ultima è paragonabile a Dio, ed è forse proprio ciò a cui certe persone si riferiscono come Dio, ma è ancora qualcosa di materiale presente nel sistema sociale e nell'ecologia planetaria, che sono totalmente collegati tra di loro".



IL VIAGGIO INCOMPIUTO DI STERNE

Un chierico tubercoloso che viaggia attraverso l'Europa meridionale del Settecento, prendendo appunti sul tempo, sui luoghi e sui bizzarri personaggi che incontra, è l'argomento con cui l'irlandese Laurence Sterne ha costruito un piccolo capolavoro: Viaggio sentimentale attraverso la Francia e l'Italia. Trasformando i più banali avvenimenti in una vera avventura letteraria, Sterne traccia le tappe di una "migrazione" del personaggio, in un'opera intenzionalmente incompiuta. E lo avverte all'inizio: il suo itinerario non è razionale, bensì interrotto e fuori ordine. L'avventura di Yorick (un omaggio a Shakespeare?) finisce al confine franco-italiano, prima che il narratore sia riuscito ad attraversarlo, e la storia non ha un punto finale. Si conclude nel bel mezzo di un gesto interrotto. Non a caso, Yorick, a un certo punto, ci rivela: "Raramente ritorno al luogo da dove sono partito originariamente. Sono condotto dalle circostanze, che non riesco a reggere mai".



GLI AUGURI DI FAULKNER

Nel discorso di accettazione del Premio Nobel per la Letteratura, William Faulkner ha inserito certe potenti parole, che vorrei riproporre in queste Dicas: "L'uomo non è immortale perché ha una voce inesauribile, ma perché ha un'anima, uno spirito capace di compassione e di sacrificio. La voce del poeta non dev'essere solo un'espressione dell'uomo. Essa può diventare una delle sue fondamenta, perché l'uomo possa alla fine non soltanto permanere, ma anche prevalere."



LA VIOLENZA SUL CORPO

Eve Ensler, scrittrice di teatro statunitense, nota per I monologhi della vagina, un testo - nato sulla base di interviste a donne di ogni età, razza e mestiere - diventato un vero fenomeno letterario e teatrale, sta lavorando ora ad una serie di interviste sul modo con cui le donne intervengono sui propri corpi, cercando di modificarli. Ha dichiarato: "Dalle automutilazioni, ai tatuaggi e al lifting, dagli interventi su pelle e orecchie in Africa, a quelli sugli occhi in Asia, dalle infibulazioni fino all'anoressia e alla bulimia... il gioco e la violenza sul corpo è ossessivo nelle culture femminili di ogni civiltà".



IL VELENO DI THERESE

La scrittrice inglese Angela Carter diceva sempre che alla letteratura "anemica" dei nostri giorni preferiva quella "grassa" dei suoi connazionali Ballard e McEwan. Con "grassa" intendeva quella narrativa che non risparmia le emozioni forti, i grandi avvenimenti, le azioni eroiche o vili, il grottesco e il sublime, il "troppo umano" nelle parole di Nietzsche. Ebbene, per quelli che condividono il suo gusto letterario, è il momento di riesumare uno scrittore oggi dimenticato, François Mauriac (nella foto), e soprattutto il suo romanzo più "grasso", Thérèse Desqueyroux, del 1927.
Thérèse, una donna asfissiata da un matrimonio infelice e apatico, sotterrata dai preconcetti piccolo-borghesi della provincia francese (della quale Mauriac ci offre un panorama molto espressivo) è in molti sensi una donna emblematica. Anche se non riesce a capire esattamente le ragioni di fondo di questa sua sensazione di soffocamento, diventa un'esperta in avvelenamenti, facendo inghiottire al marito Bernard le gocce fatali che mischia alle sue bevande.
Questa Madame Bovary più raccapricciante della sua antesignana è arrivata al cinema, all'inizio degli anni Sessanta, impersonata da una splendida Emmanuelle Riva, quella di Hiroshima, mon amour, con la regia di Georges Franju.



LA NUDA

E' accaduto a Firenze lo scorso giugno. Un tifoso della Fiorentina ha chiesto ad un consigliere comunale perché il Comune non provvedesse a salvare la squadra acquistandola. Gli è stato risposto che il Comune ha altri compiti e, quand'anche lo volesse, non disporrebbe delle risorse per un intervento del genere. Allora il tifoso ha proposto: "E vendete quella nuda dentro la conchiglia..."
Povera Venere di Botticelli...



FANTARECENSIONE

Il Mulino, 2002, pagg. 156 + ill.

Che cosa c'è alla base del berlusconismo? Si tratta di un comportamento sociale o di una eredità biologica? Siamo alle soglie di un stato autoritario o, piuttosto, mentale?
In questo agile pamphlet di politica cognitiva, a metà fra provocazione intellettuale e rigorosa analisi scientifica, i massimi esperti italiani di Scienze Cognitive, Filosofia della Scienza e Intelligenza Artificiale indagano in profondità il più sfuggente fenomeno socio-politico dei nostri tempi. Fornendo tutte le risposte che il centro-sinistra non è riuscito a dare.

A novembre in libreria

Dall'introduzione:
"Berlusconi, lo scimpanzé e la teoria delle mente"

"[...] C'è poi un'altra componente presente nel cervello dello scimpanzé, che può essere considerata ancora più significativa di una forma di comunicazione o della capacità di usare oggetti materiali. Mi riferisco a quel fenomeno che gli psicologi chiamano 'presenza di una teoria della mente', e che consiste nel sapere che un altro individuo ha credenze e desideri decisamente diversi dai propri. Tale fenomeno si traduce spesso in un comportamento mirato a cambiare le credenze di un altro individuo o ad assicurarsi che le sue credenze rimangano scorrette rispetto allo stato delle cose. [...] Ricordo il caso di uno scimpanzé maschio giovane che riesce a ingannare il maschio dominante del gruppo facendogli credere di essere semplicemente seduto dietro a un masso, mentre in realtà sta copulando con una femmina. Questo comportamento dimostra che il maschio giovane è consapevole del fatto che il maschio dominante ha un' 'idea di mondo' diversa dalla propria, e vuole assicurarsi che quello non la cambi.
L'opinione pubblica italiana si trova oggi nella stessa situazione del povero scimpanzé ingannato? Il popolo 'sovrano' beffato dall'abile simulatore? Di una cosa sola siamo abbastanza certi: sappiamo chi sia la signora dietro il masso. [...]"

Indice Dei Contributi

A. Clark, "Meccanismi di controllo del Sistema Onnisciente Isolato" [Guest paper]
R. Cordeschi / G. Tamburrini, "Il parlamento come macchina per eseguire compiti"
O. Stock, "Possono gli Schifani pensare?"
C. Castelfranchi, "Performatività di Agenti Intelligenti in Reti Neurali Antiglobali"
D. Marconi, "Il linguaggio privato di Mediaset"
E. Boncinelli, "Lo sviluppo del cervello nei centristi: evidenze sperimentali"
Giuseppe O. Longo, "Teoria dell'Informazione Unica"
S. Tagliagambe, "Specificità biologica, immunità giudiziaria: sfida all'eliminativismo"
M. Frixione, "Il connessionismo siciliano"
S. Gozzano, "Ciampi o gli Stati mentali"
V. Tagliasco, "IF art. 18, DELETE"
L. Pagliarini, "Algoritmi Tremontiani per funzioni olistiche"

Dalla Postafazione Di P. Rossi (Universita' Di Firenze):
"Francesco Bacone e il 'primato del fare'"

"[...] Da più parti si concorda nel dire che Aristotele e i Greci sarebbero all'origine della scissione fra una conoscenza volta alla pratica e all'uso, immersa negli oggetti materiali e sensibili, e una conoscenza razionale volta alla ricerca della verità. Alla demolizione di questa visione del mondo contribuirono gli scienziati e filosofi del XV-XVII secolo, ed innanzitutto Francesco Bacone: suo è l'ideale di una scienza come potenza e come opera volta a modificare l'ambiente naturale e la vita dell'uomo, la definizione dell'uomo come "ministro e interprete della natura" che viene sostituita alla veneranda definizione dell'uomo "animale ragionevole". [...] Può questo ideale essere applicato o addirittura ispirare, come vorrebbe lo pseudo-liberismo corrente, l'ideologia berlusconiana? Dobbiamo accettare che il "primato delle opere" venga contrabbandato con le "Grandi Opere" dell'ingegner Lunardi? E' questa la rivincita dei 'vili mechanici', lo spicciolo "ghé pensi mì" meneghino? Purtroppo per noi, non è così.
Bacone, nel difendere il lavoro manuale, gli strumenti e le invenzioni (insomma criticando la vita contemplativa ed esaltando quella attiva) si scagliava contro i poteri dell'epoca. La sua insistenza sugli aspetti organizzativi e istituzionali della scienza, i suoi progetti diretti alla creazione di biblioteche, giardini botanici, laboratori, alla riforma delle università, la sua convinzione della necessità di un interessamento del potere politico alla riforma della cultura nascevano dalla convinzione che la scienza - per usare il suo immaginoso linguaggio di elisabettiano - non si identificava "né con un letto per riposare, né con un portico per passeggiare, né con una torre d'avorio, né con un mercato". Il messaggio non potrebbe essere più chiaro.
Il berlusconismo sostituisce al disprezzo per il lavoro manuale il disprezzo neo-capitalistico per il lavoro intellettuale. Non crediamo che il Verulamio avrebbe gradito l'assalto regio alle istituzioni della formazione e della ricerca (vedi lo scellerato progetto Moratti sul CNR), che egli voleva assolutamente libere dal potere politico. La realtà è che dietro la rivincita della vita attiva, dietro l'esaltazione del "fare", scorgiamo più il vitalismo futurista che la razionalità del fondatore del pensiero scientifico moderno. Ora, quali conseguenze e quali frutti portò quell'esperienza (che pure fu un movimento culturale!) lo sappiamo bene. Il progetto berlusconiano - se esiste - è un progetto profondamente antimoderno [...]"




       Copertina.