Speciale: IMMAGINI E VERSI


Marito e moglie nel bosco in un campo nudista, N.J. 1963
Jennifer White

Su di una fotografia di Diane Arbus

 

Mi piace guardare i difetti di lei:
le spalle cadenti, i seni storti,
e sulla pancia, le curve
di una cicatrice che si ferma proprio sul nido

dei peli pubici. Ma soprattutto, i fianchi larghi
sono il magnete su cui torna il mio sguardo,
in parte per via della testa e dei piedi nelle infra-
dito che sembrano così piccoli. Un vaso malfatto.

Una trottola. Perfino lo sguardo è sbilenco.
Lui, d’altra parte, è l’immagine
della simmetria: gli occhi guardano fisso
nei miei attraverso lo stretto obiettivo;

il naso, l’ombelico, il pene formano un asse y
sul grafico cartesiano del suo corpo.
Potrei facilmente calcolare le coordinate dei
capezzoli, malgrado la mia scarsa abilità

matematica. Mi chiedo se lei li fa rizzare
con la bocca, o se è così pudica come
sembra? Forse lui le mostra la strada
da seguire. Forse lei succhia come

farebbe un poppante. Lui, è chiaro, è la sua guida.
La loro nudità mi fa di pensare proprio
alla loro vita sessuale: non hanno posti per nascondersi,
non ci sono foglie di fico lì intorno (lui tiene in mano

le chiavi della macchina, ma sono troppo piccole,
troppo fredde). Inoltre, son venuti qui
per essere liberi, per ricatturare lo spirito
edenico. Dio. Come sembra diversa da me.

Lei potrebbe essere un’Eva perfetta, quella giusta,
Che avrebbe rifiutato, a bocca secca, pura, di spegnere
la sete con quel frutto. Per quanto rosso fosse.
Che avrebbe, ne son certa, ignorato il serpente.

Io so solo questo: sarei stata a guardare, tutt’occhi,
senza la forza o la voglia di trattenermi.
Quel muscolo sodo che si snoda sui rami,
tra l’erba. Verde ipnotico di pelle cangiante

e scaglie. Occhi d’ambra con fenditure d’onice.
Lingua biforcuta che sibila suadenti suoni in s.
Tutto per me. Così bello, il serpente, eppure,
così cattivo. Come resistere, come ignorare

il corteggiamento, la gola riarsa? La tensione,
come carne dolce, tra venerazione e ripugnanza?

 

A Husband and Wife in the Woods at a Nudist Camp, N.J. 1963
Jennifer White

On a Photograph by Diane Arbus

I like to look at her imperfections:
the droopy shoulders, the lop-sided breasts,
and on her abdomen, the inflections
of a scar that ends just above the nest

of her pubic hair. Mostly, her wide hips
are the magnet to which my eyes return,
partly because of her head and her flip-
flopped feet that seem so small. A misshapen urn.

A child’s top. Even her gaze is askew.
He, on the other hand, is the picture
of symmetry: his eyes look straight into
mine through the camera’s narrow aperture;

his nose, navel, prick form a y-axis
on the Cartesian graph of his body.
I could chart the coordinates of his
nipples easily, despite my shoddy

math skills. Does she, I wonder, flesh them out
with her mouth, or is she as demure as
she appears? Maybe he shows her the route
to trace. Maybe she suckles like she is

his baby. He is so clearly her guide.
Their nudity allows me to leap right
to their sex life: they have no place to hide,
there are no fig leaves around (he holds bright

car keys in his hand, but they are too small,
too cold). Besides, they joined the colony
to be free, to recapture a pre-Fall
mood. God. She seems so different from me.

She might be the perfect, the intended,
Eve. Who would refuse, dry-mouthed, pure, to slake
her thirst with the fruit. No matter how red.
Who would, with certainty, turn from the snake.

I know this: I would have to stare, eyes big,
without power or desire to restrain
myself. The thick muscle moving over twigs,
through grass. Hypnotic green of shifting skin

and scales. Eyes like amber with onyx slits.
Forked tongue caressing soft S-sounds. All for
me. So beautiful, this serpent, and yet,
so evil. How to resist, to ignore

the flirtation, the parched throat? The tension,
like sweet meat, between awe and revulsion?


(traduzioni di Andrea Sirotti)




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