LE MIE DOMENICHE

António Lobo Antunes

 

La domenica dopo pranzo, mi metto la tuta viola e verde e le scarpe da tennis azzurre, Fernanda si mette la tuta viola e verde e le scarpe col tacco del matrimonio, chiudo la zip fino al collo e tiro fuori la collanina con la medaglietta, Fernanda chiude la zip fino al collo e tira fuori le due collanine con la medaglietta e la collanina della vergine, prendiamo Roberto Carlos dalla culla e gli mettiamo il fiocco di raso bianco sulla testa, partiamo da Alverca, passiamo a prendere i suoceri a Santa Iria de Azóia e passiamo la domenica pomeriggio al Centro Commerciale.
Sulla Seat Ibiza, Fernanda si siede dietro col bambino e con Dona Cinda, il signor Borges si siede accanto a me, con la Gazzetta sottobraccio, completo scuro, cravatta a fiori argentati e cappello tirolese, mi aiuta a parcheggiare a Amoreiras e a tirare fuori il passeggino dalla bauliera e tutte le auto nel parcheggio sono Seat Ibiza, tutte hanno coperte alentejane sui sedili, tutte hanno un adesivo sul vetro che dice Non Seguitemi Mi Sono Perso Anche Io, tutte hanno una targhetta Vita Breve sul paraurti destro e un'altra Vita Lunga su quello sinistro, da tutti gli specchietti retrovisori penzola lo stesso pupazzetto di peluche, tutte sfoggiano oltre alla targa con le stelline dell'Europa la stessa ragazza con lo Stetson e i capelli lunghi, tutti hanno portato la Gazzetta, suoceri e figli, tutti devono abitare a Alverca e tutti girellano il pomeriggio intero nel Centro allo stesso nostro modo: davanti Fernanda e Dona Cinda con la pelliccia di volpe sintetica, zoppicante per un'unghia incarnita, mentre spinge Roberto Carlos che scalcia in un pianto disperato, col ciuccio appeso al collo con una catenina, e il signor Borges e io venti metri più indietro, preoccupati della situazione dell'Olivais e Moscavide che ha perso a Alhandra nonostante l'acquisto di un attaccante capoverdiano dall'Arrentela che invece di pensare a giocare passa le notti a mangiucchiare lupini nelle birrerie, con l'orecchino, coi suoi amici neri, col tavolo coperto di boccali di birra vuoti.
Siccome Fernanda e Dona Cinda si fermano a sbirciare tutte le vetrine di mobili e di vestiti, succede che mi sbagli e le scambi per un'altra suocera sintetica, un'altra moglie viola e verde e un altro bambino col fiocco, e mi capita, senza accorgermi della differenza, di passare ore su una panchina, con una Fatima e una Dona Deta, a pianificare le rate per un microonde e un frigorifero nuovi, tornare a Alverca, mangiare il pollo della "Casa de Pasto" con la solita bottiglia di Sagres, e solamente il martedì, quando sto per andare al lavoro, mia moglie mi informi, imbarazzata, che in realtà abita a Loures o a Bobadela, Roberto Carlos si chiama Bruno Miguel, e che si è accorta dello sbaglio cinque minuti fa, perché la mia Ultima Cena è di stagno e la sua di bronzo.
Rimediamo all'errore la domenica successiva, quando torno a casa con una Celeste e un Marco Paulo nella Seat, alla quale ho attaccato (sarà la mia Seat Ibiza?) un nuovo adesivo che dice Spero Di Non Conoscerti Incidentalmente.
Questa settimana mia moglie si chiama Milá, mio figlio Jorge Fernando e sto pagando l'affitto di un appartamento a Rio de Mouro. Poiché questa cucina meglio delle altre non ho intenzione di tornare a Amoreiras. Se poi le piacciono le telenovele usciremo di nuovo solo tra molti anni, quando mio figlio indosserà una tuta viola e verde, io troverò nell'armadio di camera una giacca di volpe sintetica e un cappello tirolese, e sentirò da sotto, dopo pranzo, il clacson della Seat Ibiza di mia nuora. Visto che in questo momento devo rinunciare al sale per via della pressione qualunque pesce alla griglia andrà bene.


(Traduzione di Julio Monteiro Martins insieme ai suoi allievi dell'Università di Pisa Francesca Renda, Simona Giannace, Lorenzo Tamburini, Gabriele Ceriani e Marco Merlini)

 


António Lobo Antunes


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