VESPE E LAMBRETTE

Mary McCarthy



(...) Per quanto riguarda Vespe e Lambrette, un vero flagello nelle prime ore dell'alba, come si può formulare una legge che ne zittisca il motore? I lettori del giornale del mattino scrivono, prodighi di suggerimenti. A Palazzo Vecchio si tiene una riunione, durante la quale vengono ventilate nuove proposte: la possibile distribuzione di attestati di merito ai guidatori silenziosi; un'azione legale contro le case produttrici; una speciale squadra notturna di polizia, radio-munita, autorizzata ad arrestare qualsivoglia pertubatore della quiete pubblica; un'ordinanza per rendere obbligatorio un certo tipo di marmitta, vietare di spingere "troppo" il motore e interdire ai motorini l'ingresso in centro.

Quest'ultima proposta incontra larghissimo consenso: è l'unica sufficientemente draconiana da offrire speranza. Ma l'associazione dei motociclisti si lancia immediatamente in un'accesa protesta (la proposta sarebbe "antidemocratica", "discriminatoria") e il giornale, che dapprima ha capeggiato il movimento anti-rumore, fa frettolosamente marcia indietro, dato che Firenze è una società democratica e che i motociclisti rappresentano i popolo minuto, piccoli impiegati, artigiani e operai d fabbrica. Sarebbe sbagliato, ammette il giornale, penalizzare i molti disciplinati per le colpe di pochi "barbari" e sarebbe anche ingiusto tenere in considerazioni soltanto le esigenze del centro cittadino e delle attività legate al turismo; anche chi abita in periferia ha diritto di dormire. Viene nuovamente vagliata la possibilità d creare una squadra di polizia dotata di poteri sommari e di ampia discrezionalità, anche se le finanze cittadine non potrebbero permetterselo. Nel frattempo il giornale non vede altra soluzione se non quella di fare appello alla gentilezza dei cittadini motorizzati.
Questa, comunque, è pura utopia: gli italiani, infatti, sono privi di coscienza civica. Alla domanda, così tipicamente anglosassone, rivolta a un interlocutore visto come un sé immaginario: "Che cosa faresti se ti svegliassero alle quattro di mattina?", un italiano risponderebbe realisticamente: "Ma io a quell'ora sono sveglio". Un giovane italiano che esca presto con la Vespa non si metterà mai nei panni di un giovane impiegato italiano che, a letto, cerca di dormire e, ancor meno, in quelli di un turista straniero o di un albergatore. Sarebbe come chiedere all'insetto da cui la Vespa trae il nome di pensare a se stesso come la creatura che ti pungerà. Per di più, come tutti sanno, il popolo minuto ama il rumore. "Non fa rumore?", ha obiettato un giovane operaio fiorentino, ammirando uno scooter inglese. (...)


Mary McCarthy (1912 - 1989), nota scrittrice statunitense. Alla produzione di opere narrative affiancò sempre quella di articoli e saggi, spaziando dalle analisi socio-politiche alle impressioni di viaggio.


(Brano tratto dal libro Le pietre di Firenze¸ Archinto editrice, Milano, 2001; prima edizione Sedo editrice, Lausanne, 1956.)



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