IO AVEVO UNA PIETRA

Vittorio Bodini

 

Io avevo una pietra
e questa pietra aveva un orizzonte
e l'orizzonte un desiderio
di spaccarsi, di fendersi
in melagrane,
in bianchi muri dicalce
secondo un disegno che era
il disegno della mia morte.

E' con la propria morte
che bisogna abitare,
la propria morte accettare
come la vuota ombra
d'un cane bianco, ritagliato
nella carta velina
che parte e torna
dai suoi viaggi nel nulla
e quelle corse, quel muso
alzato verso di noi
creano una tenerezza.

Ma ormai
senz'ombra
senza pietra come
come farò a sapere
dove sono, fino a che punto sono morto
o vivo
le cose da lasciare
e quelle da prendere.
E' la caverna, è la caverna.
E' la caverna dell'uomo
che ha i pantaloni stirati.
Ma i ginocchi celesti dell'infanzia
scorticati, gloriosamente piagati
quale vecchio pallone
incalzano, gonfiato con la pompa
da bicicletta, attenti
a prevederne ogni rimbalzo falso?

E ancora:
quand'è che è cominciato tutto questo?


Vittorio Bodini è nato a nel 1914 a Bari, ma di famiglia e formazione leccese, e morto nel 1970 a Roma. E' considerato tra i maggiori interpreti e traduttori italiani della letteratura spagnola (Lorca, Cervantes, Salinas, Rafael Alberti, Quevedo). Fondamentali sono ancora oggi i suoi studi: I poeti surrealisti spagnoli (Torino 1963) e Sul Barocco di Gòngora (Roma 1964). Ma è stato anche e soprattutto un poeta, che ha attraversato tutte le avventure artistiche del Novecento europeo. Il testo pubblicato è incluso in Poesie (Besa, Lecce 1996).


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