L’EUCALIPTO

 

Federica Merani

 

 

Continua a fremere al vento la corteccia sollevata dell’eucalipto alto, in fondo al giardino. È un animale ferito che emette a tratti il suo verso. Rauco, sfibrato. Risuona in alto tra le querce e scuote il canneto. Il bambù vibra della sua voce.

A volte non sente il telefono. Ma quell’urlo lo sente sempre. E ne prova sollievo, quasi. All’idea che ci sia qualcos’altro che soffre. Oltre a lei, con la sua vita sfibrata, scortecciata. Il tronco bianco riflette il sole, riluce al buio. È liscio e caldo. Va a sfiorarlo quando l’aria è ferma, e la corteccia tace. Non sopporterebbe di vederlo lamentarsi da vicino. Di sentire – intermittente – la sua voce. Impotente. Incapace di proteggerlo, salvarlo.
Ottantatre natali. Ottantatre lunedì dell’angelo, ottantatre immacolate concezioni. Diciassette anni da figlia. Cinquantasei da madre. Trentacinque da nonna. Da moglie quaranta, da vedova già venti. Vent’anni. Vent’anni da sola. Da tre, bisnonna.
- Il gatto dov’è, nonna?
Non voleva dirle che era morto. Già da una settimana, ormai. Aveva rovistato qualche secondo in cerca di una risposta. Poi era stata la piccina a toglierla d’impaccio.
- Mh…mi sa che è scappato. È scappato, vero?
- Sì, tesoro. Proprio così. È scappato. Sparito. Non si trova più.
Ma lo sapeva. Tre anni e lo sapeva. Capiva tutto. Un bambino a tre anni capisce già tutto.
- Quando poi verrò qui e non ci sarai, dirò che sei scappata, sai? Per cercare il gatto, eh? Va bene, nonna?
Che bella quest’idea. Che non si muoia ma si scappi. Lontano lontano. Dove nessuno ci possa più trovare. Dove non si senta più l’eucalipto urlare al vento.
- Vieni, dai. Andiamo nel bosco. Corriamo, dai!
- Sì, vengo. Tu intanto vai, che io arrivo. Sei troppo veloce per me, lo sai.
- Perché tu non corri mai?
- Perché non posso. Non ce la faccio.
- Perché sei un po’ vecchietta?
- Sì.
- Che cosa succede, nonna, quando si diventa vecchi?
- Niente. Se il Signore lo concede – perché si è tanto fortunati – si diventa bisnonni. Come me.
- E poi?
- E poi si corre nel bosco con la nipotina che cresce.
- Ma tu non stai correndo!… E io non voglio crescere, lo sai? Voglio restare piccola. Così rimango sempre con la mia mamma e il mio papà. Ecco.
- Guarda che crescere è bello.
- Perché?
- Beh, se cresci diventi una bellissima ragazza. Puoi uscire con tutti i tuoi amici…poi incontri un fidanzato e vi sposate. Come Biancaneve con il Principe Azzurro.
- E poi?
- E poi tu diventi mamma, e lui papà.
- E poi?
- E poi ancora, quando i tuoi figli avranno dei bambini, diventerai una nonna. E se sarai anche tu fortunata come me – bisnonna. È bello, sai!
- Guarda che se io cresco, Giulio non lo voglio mica sposare, sai?
- Giulio? Chi è, un tuo amichetto?
- Sì. Ma io mi sa che non lo sposo, sai?
- E perché? Ti è antipatico?
- No, è simpatico. Ma è un fifone!
- Un fifone. Questa è bella! E perché?
- Lui non ci viene mica nel bosco, sai? Ha paura. Dice guarda che non ci si va nel bosco, perché c’è il lupo. Il lupo, dice. E allora io gli dico ma questo bosco è finto, il lupo non c’è mica! Però lui non viene lo stesso, sai? Te l’ho detto che è un fifone. La mamma mi ha detto l’altra volta sceglilo bene il tuo principe azzurro, bello, gentile, e toraggioso.
- …coraggioso, sì.
- Allora vedi che se Giulio ha paura non è un principe azzurro! Eh! Non è “c”oraggioso. No. No. Lui se vede il lupo scappa. Invece se il lupo lo vedo io gli do un colpo che lo butto con la pancia nel fosso. Quello che c’è vicino a quando vado con la mamma a prendere la focaccina tonda. Ti piace, nonna, la focaccina tonda?
- Uhm, che buona! Hai fame per caso? Vuoi fare la merenda? Fammi vedere, che ore sono…quasi le quattro. Sì, mi sa che hai fame. Vieni, torniamo in casa che ti preparo qualcosa da mangiare.
Le aveva dato pane, burro e zucchero. Non aveva altro in casa. E dell’aranciata. Quella ce l’aveva. Amara, però. La comperava per berne un goccio la sera, prima di andare a dormire. Con un po’ d’acqua gasata. Sennò era troppo dolce, e invece di levarle la sete gliela faceva venire. Si erano sedute tutte e due comode comode sotto la veranda che dava sul giardino. Le aveva raccontato di quando per merenda ai suoi bambini dava pane burro e zucchero. Proprio come adesso a lei. Oppure pane olio e sale. La piccina ascoltava e mangiava. Non doveva piacerle granché quella merenda strana. Le dava noia lo zucchero tra i denti.
Si era alzato il vento. E l’eucalipto aveva cominciato a rantolare.
- Che cos’è nonna questo rumore? Non sarà mica il lupo, vero? Sai che lui ha la voce “roca”?
- Il lupo? NO!! Secondo te cos’è?
- Secondo me è il gatto che ti chiama.
Proprio così aveva detto. L’aveva fatta rabbrividire. Di colpo un brivido freddo lungo la schiena. E già di sorridere non le andava più. Aveva sentito che gli occhi…
- Nonna, non piangi mica, vero?… Mi sono sbagliata, sai. Ora ho sentito meglio e mi sembra che è una fata. Una fata buona, di quelle che vivono nel bosco coi folletti e non si fanno vedere. Perché se qualcuno le vede, dopo non sono più fate, e non possono più fare le magie. Ecco, è una fata, senti? Dice sono una fata che vivo in questo boschetto senza lupi e quando c’è il vento mi piace parlare con lui e raccontargli tante cose. Che raccolgo sempre i fiori e ci faccio dei vestiti tutti colorati. E se incontro una fata cattiva le do una bastonata nel culo che glielo rompo.
- Santo cielo! E chi ti ha insegnato queste brutte parole? Cosa dici!!
- Perché mi fa ridere dire “culo”. Vedi che anche tu ridi, adesso? Ahh, ahh, Ok, molto spiritosa! Ridi, vedi! Che ridere, nonna. Fa proprio ridere questa storia della fata buona. Ok, molto spiritosa! Ok, molto spiritosa!
-… Sì, piccina. È proprio buffa. Bevi un’altra pochina di aranciata, su. Tra poco viene la mamma a riprenderti. Poi un’altra volta torni a trovarmi, vero?… Così mi racconti di Giulio che ha paura del lupo nel bosco. Ve bene?
- Sì, nonna. Ma tu non andare a cercarlo il gatto, va bene? Se è scappato e non torna è lo stesso. Vero? Vero che è lo stesso, nonna?
- Sì tesoro, è lo stesso. Non preoccuparti. Adesso andiamo in casa, vieni. Ti lavo le manine che sono tutte sporche…così quando viene la mamma sei già pronta.
- Sì, nonna.





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