DISTURBO ALLA QUIETE PUBBLICA

Victor Giudice


Il primo sparo poteva essere mortale, ma fu soltanto morale.
Nonostante la violenza con cui la donna si dibatteva sul tappeto, l'uomo notò la macchia scura espandersi sulla seta rossa del pigiama, un palmo al di sotto dell'inguine. Quello non lo sorprese. In verità, non aveva nessuna esperienza nel maneggiare armi da fuoco. Quindi doveva andare per tentativi. Puntò il revolver con grande fermezza e premette il grilletto per la seconda volta. Un altro fallimento: il sangue sgorgò dalla spalla destra. Se non fosse stato per le urla, lui l'avrebbe lasciata dissanguare fino alla morte. Ma così non andava bene. Poteva venire uno dei vicini e non sarebbe stato facile spiegare la situazione. Aveva ancora quattro colpi. Il terzo si era perso in una statuetta di maiolica di Faenza del XVIII secolo, una raffigurazione del segno dell'Acquario e l'uomo si sentì doppiamente frustrato. Un po' per la maiolica, visto che si trattava di un pezzo da collezione e lui era riuscito ad avere quelli del segno dei Pesci, del Sagittario, del Leone, del Toro, della Vergine e del Capricorno. Un commerciante italiano gli aveva promesso le altre nel giro di un anno. Ma era tutto così vago in Italia e, inoltre, gli affari difficilmente gli permettevano di allontanarsi da Rio. Tuttavia ciò che più lo deluse fu l'aver mancato il bersaglio. Si avvicinò il più possibile alla donna e sparò il quarto colpo. Molto meglio. Dalla posizione della macchia doveva aver colpito lo stomaco. Almeno i movimenti erano diventati più lenti e le grida più deboli. E il tappeto che si sarebbe rovinato. Quanto potrebbe costare oggi un Lurçat autentico di cinque metri per quattro? Era forse stata questa la causa dell'improvvisa precisione degli ultimi due colpi. Il quinto colpì una zona del corpo un po' più sopra rispetto al quarto, e il sesto fu proprio stupendo, nonostante non avesse provocato emorragie. Un piccolo orifizio tra i seni e niente più. La donna spalancò gli occhi azzurri e immobilizzò un silenzio. L'uomo si rilassò, passò la manica della vestaglia sul sudore della fronte e posò la colt sul tavolino Chippendale, a pochi centimetri da un portasigarette di Sevres. Poi mise due zollette di zucchero nella tazza del the un po' freddo e lo buttò giù tutto d'un fiato. Nella mezz'ora seguente raccolse i cocci della statuetta pensando alla possibilità di ricostruirla e passò del tempo ad esaminare le macchie di sangue sul tappeto, bestemmiando perché non era possibile lavarlo. Allora, senza distogliere lo sguardo dal danno, andò ad aprire la porta dell'ingresso per vedere chi suonava il campanello con tanta discrezione.
- Buonasera, chi è lei?
- Buonasera. Mi scusi. Sono il commissario del distretto e se non disturbo, mi piacerebbe scambiare una parolina.
L'uomo sorrise non curante.
- Certo, entri pure. Non badi al disordine.
Il commissario si sorprese nel notare il corpo sul tappeto. L'uomo non perse il sorriso.
- Ah, si! È mia moglie. Abbiamo avuto una discussione.
E indicò la colt sul tavolino. Il poliziotto avvolse l'arma in un fazzoletto verdastro e lo avvicinò al naso.
- Sei colpi?
L'uomo ci pensò su sfregandosi il mento.
- Hum-Hum.
Il commissario ripose la rivoltella sul comodino, inforcò gli occhiali bifocali e si chinò sul cadavere.
- Il corpo presenta cinque fori. Come lo spiega?
L'uomo abbassò la testa.
- Purtroppo ho mancato un colpo. È finito lì.
Indicò i resti della statuetta. Il commissario si alzò e camminò fino al piedistallo frantumato.
- Sembra una maiolica di Faenza.
L'uomo confermò.
- E lo è. Del XVIII secolo. Faceva parte di una collezione di segni zodiacali. Questa era dell'Acquario. Le altre sono quelle.
Il commissario tirò su gli occhiali.
- Interessante. Sagittario, Leone, Toro, Vergine e Capricorno. È incompleta?
L'uomo fece un'espressione di fastidio.
- Un commerciante italiano mi ha promesso quelle che mancano per l'anno prossimo, ma non so se potrò andare via da Rio.
Il commissario si tolse gli occhiali.
- Ma forse non occorre. Ho visto alcune statuette di questo tipo da un antiquario nel Beco dos Mercadores. Conosce?
- Beco dos Mercadores? No. Lei crede che siano perfettamente uguali?
- Se sono uguali non lo so. In questa vita di poliziotto non rimane tempo per queste cose, perché non vai là a dare un'occhiata?
Il commissario si rimise gli occhiali.
L'uomo gli servì del whisky.
- Lo farò. Almeno è sempre più economico di un viaggio in Italia. Gradisce da bere?
- Ah, grazie.
Mentre prendeva il drink, gli occhi diedero una rapida occhiata al pavimento.
L'uomo sospirò, alzò le braccia e le fece ricadere.
- Io le dicevo sempre che detestavo il the senza zucchero. Ma lei insisteva che troppo zucchero fa male, che causa questo, che causa quello. Lei sa com'è.
Il commissario finì il whisky.
- Lo so, si. A casa mia è lo stesso. Sono venuto solo perché un suo vicino ha telefonato. A causa degli spari. Che ora era?
- Ora sono le undici e venti. Dovevano essere le dieci e mezza.
Il commissario abbassò la voce.
- Lei capisce. È disturbo alla quiete pubblica.
Si diresse verso la porta.
- La prossima volta stia più attento e si ricordi del Beco dos Mercadores. Buonasera.
Ma prima di chiudere la porta, si girò e fece l'occhiolino.
- domattina presto mando qualcuno a prendere il corpo.


(Traduzione di Julio Monteiro Martins insieme ai suoi studenti dell'Università di Pisa: Alessandra Pescaglini, Barbara Aiosa, Barbara Tonino, Chiara Zucconi, Francesca Renda, Lorenzo Tamburini, Marco Merlini, Martina Pierini, Massimiliano Vitali, Matteo Badalamenti, Patrizia Scorziello e Veronica Riva.)


Victor Giudice (1934-1997) è nato a Niterói, Stato di Rio de Janeiro. All'età di cinque anni si è trasferito in un quartiere della periferia di Rio, São Cristóvão, che è diventato, secondo la critica, il suo grande "territorio narrativo", dove ha vissuto più della metà della sua vita. Ha lavorato come professore, bancario, giornalista, musico, saggista e critico letterario. A partire dal 1968, ha intensificato la sua attività di scrittore, pubblicando i libri: O necrológio (racconti, Editora O Cruzeiro, 1972), Os banheiros (racconti, Editora Codecri,1979), Bolero (romanzo, Editora Rocco, 1985), Salvador janta no Lamas (racconti, Editora José Olympio, 1989), O museu Darbot e outros mistérios (racconti, Editora Leviatã,1994) e O sétimo punhal (romanzo, Editora José Olympio, 1996).

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