CENTRI DI PERMANENZA TEMPORANEA

Maria Grazia Calandrone

A Bologna sono stati denunciati veri e propri carceri, i cosid-
detti centri di permanenza temporanea, dove venivano rin-
chiuse e segretamente sedate persone straniere prive di
documenti.

Qualche soldo dentro la zuccheriera
ce l’aveva, per il resto
si dedicava a mangiare con automatismo e intensità le foglie
degli alberi, faceva fuochi di copertoni, fuggiva
la milizia. In treno
ha attraversato mezza Russia: tutta una nottata, chilometri
di betulle, per vedere la madre.

Se Dio prende alla lettera le nostre preghiere
restituisce i doni, anime
corporalmente unite – carta
velina: una
sull’altra, le preghiere – fino al cielo.

In lei c’era sempre qualcosa di troppo
bello che lo innervosiva, mentre lui era in cerca di una
compassata somiglianza. Quando lo presero era in attesa
da pochi minuti contro la rete di un isolato
militare tra i segmenti della lavorazione
della sua anima, mezza
di lupo e mezza di bambino. Disse con lacci di lacrime
così grandi, che lei abitava in quel palazzone
rosa circondato dai fiori di Maria.

Indumenti femminili invernali
nella macchina. E la mostra lunare le sormonta le spalle
a barlumi freddi. Il suo bambino
ha paura del sonno, che nel sonno lei possa tornare
a casa, pacificata e piena di vergogna



Maria Grazia Calandrone è nata a Milano nel 1964 e vive a Roma.
Ha pubblicato il libro-premio di poesia Pietra di paragone (Tracce, 1998) e La scimmia randagia
(Crocetti, 2003) e varie scelte di testi su riviste (Pagine, Le Fram, Poesia, ClanDestino, Sinestesie)
e antologie di premi (Montale 1993, Corciano 1998, Bellezza 1998, LericiPea 2000).



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