QUATTRO POESIE

Annelisa Alleva


 

Smerdjakov, servo illegittimo
e illegittimo figlio, ha paura di cadere
giù per le scale quando scenderà in cantina,
in preda a un attacco di mal caduco.
Per conquistarsi la fiducia del padrone
ha raccolto tempo addietro tre
biglietti da cento scivolati nel fango,
rimessi a posto sul tavolo da pranzo.
Racconta a Ivan dov'è nascosto il plico
con i tremila rubli, sotto il materasso,
tenuti tutti insieme da un nastrino,
quanti sono i colpi con le nocche
che batterà alla finestra per avvertire
il padrone non appena arriverà di notte
Agrafena Aleksandrovna:
due colpi adagio e tre veloci
oppure, per i casi urgenti, due colpi
ravvicinati e poi uno forte.
Con il parlare degli incolpevoli
arriva a confessare che è stato capace
in passato di simulare un attacco.
L'unica che vuole è la cosa che non dice:
"Mitja ammazzerà il padre, Mitja".
Karamazov contro Karamazov,
sfrenatezza contro lo sfrenato,
rettile contro rettile,
patronimico contro cognome,
come una Cassandra bastarda,
che devia lo sguardo e addita un altro nome.




La cantina è febbricitante e suda,
mentre il falegname sfila la serratura.
Una porta riposa sulla sommità di un armadio,
un letto batte i quattro piedi contro il soffitto.
Qualcuno spacca la lampadina a terra,
fa sparire i vetri colanti, la lampada non si avvita.
Con la torcia il temperino taglia la corda
di un pacco di libri contratti da un'antica pena.
Spiccano il volo i libri sottili di esercizi di francese,
col corsivo di onde isolane che Inna e Vasilika
cercavano di assecondare completando la frase.
La bisnonna Vasilika non sopportava che il maestro
lasciasse il cucchiaino nella tazzina di caffè.
Inna studiava meno e amava l'inchiostro viola,
rifiniva con una coda perfetta il proprio nome.
Incollò un frammento di foglio dal quaderno
di aritmetica con una risolta Operation
per raccordare l'ultima pagina con la copertina.
A rovescio, accanto al frontespizio, una divisione:
cinquecentoquarantadue diviso due col risultato.
Le sopracciglia della nonna simili ai suoi accenti.
Tempo fa mi sono vista in sogno
con i capelli radi sopra la testa dell'ava
che portò tutta la vita il lutto per suo marito.
Da bambina disegnava fiori, le torte già divise a fette,
e poi segnava a guarnitura un puntino su ognuna.





Lui sviterebbe quella vite che regge
tutto il mio petto, lo smonterebbe, e poi
s'infilerebbe come se niente fosse,
capace da dentro di richiudere il petto
e di riavvitarlo in un virtuoso esercizio.
Si sfamerebbe della mia fame, della
mia sete si disseterebbe, diventerebbe
il mio gusto, il mio tatto, farebbe
proliferare i suoi nervi dappertutto,
come bianche, insinuanti radici.
Scomparirebbe come un parassita,
pretendendo sangue che non gli spetta.
Prima di entrare si taglierebbe i bargigli
e li lascerebbe avvolti in carta da fornaio
dentro un armadio tarlato della cantina.
Si rifugerebbe dentro il mio cucù bloccato
col becco aperto sulle dieci e un quarto.
E lo caricherebbe con la sua voce da evirato.





L'abete dalle radici mozze avvolte
in un sacchetto aspetta appoggiato
a un ingresso del mercato il compratore.
Si afferra dal collo come un gatto.
Poi, a casa, si riequilibra con la terra.
Si ricopre di dolci colorate catene.
Di luci, che brillano a turno come ballerine
e spente strisciano da millepiedi.
Il puntale non riesce mai a stare dritto.
Un trofeo che ci si dimentica di annaffiare.
L'acqua lascia per mesi bianco il pavimento.
Mio figlio dalla sedia a dondolo contempla
soddisfatto il proprio albero di Natale.
Appena entra in casa, accende le luci.
Mi pulsano addosso, traffico acceso, ingorgo.
Vorrei pulire le strade come il mio appartamento.
Guardarmi allo specchio nel rosso del semaforo,
graffiato, tagliuzzato perché non abbagli,
quando si secca e si ricopre di aghi.
Le palle diventano opache uova da rammendo,
i fili d'argento passano dentro la cruna a stento.



Annelisa Alleva ha pubblicato le raccolte di versi: Mesi (Civitanova, Galleria Centofiorini, 1996), Chi varca questa porta (Roma, Il Bulino, 1998), Lettera in forma di sonetto (Roma, Il Labirinto, 1998), Astri e sassi (Matera, Atelier Arte 1999), Aria di cerimonia (Civitanova, Galleria Centofiorini, 2000), L'oro ereditato (Roma, Il Labirinto, 2002) e Istinto e spettri (Milano, Jaca Book, 2003).
Ha tradotto i Romanzi e racconti di Puskin (Milano, Garzanti, 1990), tradotto e curato Anna Karenina di Tolstoj (Milano, Frassinelli, 1997), molta poesia russa contemporanea e l'antologia di prosatori russi contemporanei Metamorfosi (Salerno, Avagliano, 2004). E' autrice anche di saggi e di racconti. Tiene un corso di master in Traduzione Letteraria dal russo presso l'Università di Roma " La Sapienza".



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