TRE COLONIE

Tiziano Fratus

 

terza colonia

avvolti nelle tenebre e nel biancore d’un panno di lana
due neonati riposano con in testa la cuffietta amniotica
si dice che impedisca di annegare
e sotto di nero stracciati da capo a piedi
tranne il collo e il viso e le estremità infiori degli arti
il vento sospinge lontano le paure
eppure in fondo agli occhi la madre dondola gli eccessi d’una tempesta
che a volte si placano nell’ancorare i sensi sui visi fuori dal tempo dei figli
le palme ondeggiano al ritmo dello sciabordio della bassa marea
e i galeoni navigano in lontananza sicuri del mare disteso e della guida della luna piena

quarta colonia

non adattarsi mai alle proporzioni
calpestando il limite che separa il vizio dall’abitudine
come quando si cattura ogni sorta di coleottero o di aracnide
si catalogano in vasetti di vetro
lì dentro al riparo dalla cura degli angeli e dalla parola del cristo
si osserva il principio della morte
mentre col passare dei giorni l’odore necrotizza l’aria
il tasso di umidità cresce e poi svanisce
eppure certe abitudini non vanno in letargo
semmai mutano forma
una lunga catena del desiderio ha morso e sputato la vita

decima colonia

nubi di pellicani imbrattati di petrolio appollaiati sui resti in ruggine d’una piccola nave ripiegata sul fianco come un combattente morente fiaccato dal dolore al costato
e grumi di saliva che restano indiscreti attorno ai boccioli dei seni in cima al rosso del sesso sui fianchi e lungo le natiche
e l’odore di moka che spande col ruggire dell’acqua che monta
in questo porto sull’oceano gli addii si seppelliscono poco prima di farsi parola
e si sbriciolano come polvere di pane che va a ingrassare i meccanismi dei gabbiani
ancora si possono ascoltare di lontano le urla degli schiavi ed il chiasso delle catene rotolanti
ma il vento poi placa con l’aiuto smemorato del sole
e le spiagge lunghe macchiate di palma
l’ombra invalida scivola in fondo al bicchiere e niente resta da compilare


(Queste poesie fanno parte della silloge naufragio al tempo delle colonie (2005), in uscita nel volume ciclico il molosso di Tiziano Fratus, Editoria & Spettacolo, Roma.)



Tiziano Fratus (1975) ha pubblicato i volumi di poesia lumina (2003), l’inquisizione (2004), ha scritto e diretto lo spettacolo l’autunno per eleni (2002), ha diretto il videopoema nell’uomo (2004) presentato al Festival Internazionale di Poesia di Genova, al Museo d'Arte Contemporanea di Roma, catalogato presso la Scottish Poetry Library di Edimburgo e la Poets House di New York. A inquisiçao è stato tradotto in portoghese e presentato presso la Casa Fernando Pessoa di Lisbona; alcuni quadri sono stati tradotti in francese e presentati a Parigi dalla Compagnie Fideste. E' uno dei vincitori alla XII Biennale di Poesia di Alessandria. In qualità di critico scrive sui settimanali «Il Domenicale» e «Corriere dell'Arte» ed ha pubblicato Lo spazio aperto. Il teatro ad uso delle giovani generazioni (2002), L’architettura dei fari: 1990-2003, la nuova drammaturgia italiana (2003); ha curato l’antologia Un albero in scena. L’arte dei versi nella drammaturgia contemporanea; ha in cantiere il saggio Lesioni. Dramma memoria e miseria nel teatro contemporaneo, il dialogo drammatico l’acrobata. Lavora presso Outis - Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea. Dal 2000 dirige l’osservatorio di poesia e teatro «ManifatturAE» (www.manifatturae.it). Vive a Torino.



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